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Il viaggio indimenticabile di Francesca a New York: “Ho fatto la maratona con il mondo. La metropoli si ferma per incitare ogni atleta”

La portacolori della Ternana Marathon è riuscita a partecipare alla maratona più famosa di tutto il pianeta: “Uno spettacolo incredibile dalla partenza all’arrivo”

Emozioni nitide traspaiono dagli occhi di Francesca Fantucchio. La portacolori della Ternana Marathon è infatti appena tornata da New York, dove ha coronato un grande sogno ossia partecipare alla maratona più imponente del pianeta. Una corsa unica nel suo genere dove atleti di tutto il mondo si schierano, ai nastri di partenza, trovando migliaia di persone pronte a sostenerli, lungo le strade. Una metropoli si ferma per ospitare tale competizione e lo fa con il desiderio di ‘spingere’ ogni singolo podista verso il traguardo.

Coronare questo sogno implica un percorso da compiere. Allenamenti duri, sacrifici, dedizione e l’aspetto mentale da curare, per raggiungere – a step – ogni singolo obiettivo. Alla nostra redazione di www.ternitoday.it Francesca racconta come si è avvicinata al mondo del podismo e gli sviluppi successivi che l’hanno portata ad alzare le braccia al cielo a Central Park. 

Un percorso da raccontare: “L’avvicinamento al podismo è dettato principalmente da due ordini di ragioni. La passione ereditata da mio padre e l’amore per lo sport in generale poiché ho dapprima praticato pallavolo e sono impegnata nel nuoto. L’approccio è stato lento e graduale – esordisce – cominciato circa otto anni fa. Ho deciso di fare lo switch alla Ternana Marathon dopo aver iniziato in un’altra squadra, appena costituita la nuova compagine”. Le prime soddisfazioni ricevute: “Ho partecipato alle prime corse da dieci chilometri e mezze maratone. Ad esempio San Valentino, la We run Rome, la corsa di Miguel con arrivo all’Olimpico. Certo per essere pronti non si improvvisa nulla pertanto è necessario aumentare, seppur in modo ponderato, il chilometraggio attraverso costanza e sacrifici”.

Il sogno americano all’orizzonte: “Per passare dai 21 km ai 42 km è necessario un ulteriore sforzo, mediante un percorso studiato a livello fisico e mentale. Un grande aiuto l’ho ricevuto da Piergiorgio Conti che di maratone di New York ne ha fatte ben diciannove. Il sostegno, da parte sua, è stato totale. Pertanto ho deciso di andare ed iscrivermi. Purtroppo è sorta la problematica del Covid e nel 2020, come è noto, non è stato possibile partite. Mi sono detta di mantenere il pettorale sospeso ed attendere. Lo scorso anno c’eravamo quasi. Purtroppo però alla fine è saltato tutto. Così, nonostante un pizzico di demotivazione, le aspettative sono state riposte tutte nel 2022”.

Una preparazione ostacolata dal grande caldo: “Dopo aver superato un piccolo problema fisico è sopraggiunta la grande criticità legata alle altissime temperature estive che non concedevano tregua. Andavamo a correre anche alle 5 della mattina pur di non saltare un allenamento. Sono arrivata al chilometraggio massimo a tre settimane dalla competizione. Attraverso un allenamento piramidale, una volta arrivati al tetto chilometrico poi, per non sovraccaricare, occorre scendere un pochino. In precedenza – aggiunge Francesca – non mi ero mai cimentata in una maratona. La prima volta in assoluto proprio nella corsa regina negli Stati Uniti. Un obiettivo da raggiungere ad ogni costo nonostante un percorso complicato, difficilmente interpretabile per via dell’altimetria mossa”.

Da Terni a New York, un’esperienza indimenticabile: “Sono partita il 3 novembre con un’amica di Spoleto. Nel gruppo c’erano due accompagnatori d’eccezione come Giacomo Leone e Denis Curzi. Gli altri due compagni della Ternana Marathon non ho avuto modo di incontrarli. Una volta arrivati la primissima sgambata a Central Park per tastare gli ultimi chilometri”. La giornata più attesa: “La sveglia è suonata alle 3.30. Dopo la colazione siamo saliti sul bus che ci ha portati al ponte di Verrazzano. Alle 11.30 con l’ultima ondata è scattato lo start anche per me”. Primissime emozioni: “Essere lì è un qualcosa di incredibile. Prima l’inno americano in un silenzio totale. Poi la canzone New York New York ed il colpo di cannone. La metropoli, in quella giornata, è completamente blindata. Per loro è una festa perché residenti e non scendono lungo le strade. In ogni quartiere c’erano persone che ti offrivano quello che avevano ossia acqua, caramelle, fazzoletti per asciugare il sudore. E poi le bande, i cartelli, le manine con scritto “Sbatti cosi ti ricarichi”, la partecipazione dei bambini. Ho visto una signora di 90 anni che camminava per incoraggiare tutti. Quando sono arrivata al traguardo ho alzato le braccia al cielo e pensato che finalmente era finita, soprattutto per la fatica fatta in una giornata davvero calda”.

Cosa ti rimane: “Ho partecipato alla loro festa insieme ad oltre 60 mila atleti. Un divertimento nonostante la grande fatica. Mi hanno emozionato le persone che fanno il tifo per te. Ho sentito tante persone gridare Italia, Italia. All’arrivo c’erano due ali di folla e per quanta ce n’era quasi non si riusciva a passare. Il momento più difficile? L’avvicinamento a Manhattan in virtù della bella pendenza da superare. Ho sempre corso da sola ma ho fatto la maratona con il mondo, partecipando con molteplici nazioni”. Il cellulare ‘impazzito’: “Una volta riacceso sono arrivati centinaia e centinaia di messaggi provenienti anche da persone che mai mi sarei immaginata”.

Un pensiero conclusivo: “Per chi ama correre è un’esperienza da provare perché ti lascia dentro qualcosa che difficilmente riesci a far percepire agli altri. Mi portavo dietro questo pettorale da due anni”. Ed in tutto ciò la tua squadra della Ternana Marathon?: “A loro, soprattutto ad Alessandro Ocagli e Tommaso Moroni vanno i ringraziamenti. Prima di partire mi hanno consegnato una maglietta special edition, all’interno dello stadio Liberati. L’ho indossata con grande orgoglio”.

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