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Miracoli, segni e tradizioni: si rinnova la storia centenaria del “santuarietto” della Pasquarella

Edificato intorno all’anno mille e ancora meta di fedeli per l’Epifania e nella prima domenica dopo Pasqua: ecco perché questo tesoro che si trova nel territorio di Baschi deve essere riscoperto

“La strada della Pasquarella è quella stessa percorsa da’ Magi: strada deserta, lunga e scabrosa che mette capo non in una strepitosa città, sebbene in mezzo ad un’aperta campagna, nel placido silenzio di un’orrida solitudine. E la solitudine è appunto il luogo ove Dio ha promesso di condurre i suoi figli e parlare al loro cuore. Vieni dunque, o caro pellegrino, né ti spaventare alla vista del selvaggio sentiero; imperocché esso è tanto illuminato dai raggi dolcissimi della stella d’Oriente che precederanno il tuo cammino…”.

Il 15 maggio del 1900 andava in stampa “con licenza ecclesiastica” questo libricino, scritto da don Giuseppe Berardi, parroco di Acqualoreto. Una fotografia su carta del prezioso tesoro che è rappresentato ancora oggi dal santuario di Maria Vergine della Pasquarella.

Si trova nel territorio comunale di Baschi, lungo la strada che collega Todi ad Orvieto. Fra boschi, muschio e ciclamini, la piccola chiesa si scopre alla vista delle centinaia di fedeli e pellegrini che, due volte l’anno, raggiungono questo luogo per rinnovare una tradizione vecchia di secoli. Le parole di don Giuseppe vennero ristampate cinquant’anni fa ad opera Damiano Andreucci con l’intento di non mandare “smarrita la memoria di questo grazioso santuarietto che richiama continuamente tanta gente, ma soprattutto nel giorno della festa: il 6 gennaio e la prima domenica dopo Pasqua”, ossia la domenica in albis o – appunto – Pasquarella, piccola Pasqua.

La storia vuole che la parte più antica della chiesa sia stata edificata intorno all’anno mille dai monaci camaldolesi. Prova ne sono alcuni dipinti rupestri che decorano un paio di grotte infilate nella pancia della montagna. Nei secoli successivi è stata edificata la chiesetta che nell’abside ospita l’affresco che dà il nome al santuario: una Natività. Dalla fine del 1500 in poi è stata costruita la parte restante dell’edificio sacro, addossata alla montagna. Intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso è stata infine costruita l’abitazione sovrastante la chiesa, ossia la “casa dell’eremita”.

La casa dell’eremita – scrive in un altro libricino nel 2013 don Giacomo Mancini, parroco di Acqualoreto e Collelungo – era un insieme di pipistrelli e insetti, con la possibilità d’ingresso anche per scorpioni, lucertole e scarafaggi (…). Quando circa trent’anni fa venne a vivere alla Pasquarella l’eremita Maria Banissoni (docente universitaria, deceduta qualche tempo fa, ndr) fu una vera provvidenza. La casa diventò abitabile sotto ogni riguardo…”.

Ed è ancora don Giacomo che, nello stesso scritto, parla di un miracolo che avrebbe avuto proprio origine dal santuario della Pasquarella. “Maria Santissima che il 6 gennaio 1993 ha esaudito le nostre umili preghiere e ha ottenuto dal Suo Figlio la piena guarigione di (…), affetta da gravissimo tumore linfatico che l’aveva ridotta ormai in fin di vita. Per chi lo vuole sapere, questa signora nacque a Morre di Baschi, venne ad Acqualoreto quale sposa di (…) eppoi trasferita a Roma dove tutt’ora è domiciliata. L’8 gennaio 1993 uno dei medici dell’equipe di una clinica oncologica di Roma ne constatò la piena guarigione e disse di gettar via le medicine. Lo stesso medico, 5 anni dopo, ripeté la medesima constatazione tanto che i membri dell’equipe la chiamavano ‘miracolata’. Tuttavia questa testimonianza non mi bastava ancora. Feci trascorrere altri 5 anni. Nel 2003 mi decisi di farne parola al vescovo monsignor Giovanni Scanavino, il quale in un’adunanza del clero diocesano notificò il fatto come autentico miracolo, regolarmente documentato”.

Il santuario della Pasquarella

Don Giuseppe Bernardi dedica invece un’appendice del suo lavoro al “presunto sudore della Madonna col Bambino” che “ad immemorabili si riproducono ordinariamente nell’Epifania e talora anche nella domenica in albis. Che cosa è questo sudore? È sul principio un sottilissimo velo acqueo, somigliante all’appannamento di un cristallo, che incomincia a comparire sul volto della Madonna e del Bambino al Gloria della prima messa; velo che a mano a mano va ingrossandosi e trasformandosi in minutissime goccioline, le quali si addensano, crescono e alfine si risolvono scorrendo in giù a piccoli rigagnoli”. Don Giuseppe elenca anche alcune date in cui questo evento si sarebbe verificato. Epifania del 1890, del 1891 e poi ancora in quella del 1900. Oltre alla domenica in albis del 1900: “Concorso straordinario – scriveva il parroco – vento sud e piovoso verso mezzogiorno”, annotando i dettagli del fenomeno e poi spiegando: “Sudore abbondante dalle 9 del mattino alle 3 del pomeriggio”.

“Miracoli”, tradizioni, storia e storie. Fatto sta che la Pasquarella continua a raccogliere pellegrini, fedeli e oggi decine di persone che solcano i suoi sentieri di passaggio. Un tesoro che andrebbe riscoperto, preservandone la devozione e recuperando le sue potenzialità nel solco di quel turismo “dolce” che potrebbe rappresentare una ulteriore chiave di volta per lo sviluppo del territorio.   

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