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Strage di Bologna, il ricordo della morte di Sergio Secci e le polemiche per l'assenza a Terni di commemorazioni

Il 2 agosto del 1980 una bomba esplose nella stazione di Bologna radendo al suolo la vita di 85 persone. Fra queste c'era anche Sergio Secci, giovane ternano di 26 anni. Nessuna commemorazione. La polemica delle minoranze.

La strage di Bologna, 40 anni senza verità. Su una delle pagine più sanguinose della storia di Italia non si è fatta ancora piena luce. Uno di quei "segreti" che hanno segnato il paese e restano una ferita aperta davvero difficile da riemarginare. 

L'orologio della stazione di Bologna segna ancora le 10.25. In quel preciso momento del 2 agosto 1980, esplose un ordigno a tempo che fece volare via 85 persone di tutte le età e provenienze e provocò 143 feriti. Fra il calderone dei responsabili c'era di tutto: nuclei armati di estrema destra, servizi segreti deviati, errori giudiziari e depistaggi. Processi fiume, decine di condanne per depistaggi (una anche per l'immancabile Carminati) e l'ergastolo per i terroristi Valerio (Giusva) Fioravanti e Francesca Mambro. 

Per Terni, questa è la giornata del ricordo di Sergio Secci, giovane studente della conca di 24 anni politicamente legato al P.C.I., che ebbe la tragica sfortuna di far parte delle 85 vittime dell'attacco terroristico. Stava andando a Bolzano, dove aveva appuntamento per motivi di lavoro con gli esponenti di un gruppo teatrale di Treviglio, il "Teatro di ventura".

Era partito la mattina presto da Forte dei Marmi, dopo una serata in compagna di amici bolognesi, ex compagni di università. Il treno su cui viaggiava giunse in ritardo alla stazione di Bologna: perduta la coincidenza per Bolzano delle 8.18, Sergio si rassegnò ad aspettare il convoglio successivo, che sarebbe partito dal binario ovest alle 10.50. Troppo tardi.

Subito dopo l'esplosione avvenuta alle 10.25, Sergio fu immediatamente trasportato in ospedale "Maggiore" di Bologna, ma la situazione era disperata. Per ricostruire la sua identità, i medici gli mostrarono uno dopo l'altro foglietti di carta con lettere dell'alfabeto: quando veniva la lettera giusta, lui faceva un leggero cenno del capo. Comunicò in quel modo le generalità e l'indirizzo di Terni. Riuscì anche a chiedere che avvertissero solo il padre, non la madre, che non stava bene. Una agonia che durò cinque giorni, poi Sergio perse la vita. 

Tornerà a Terni, dentro una bara, atteso dai suoi genitori, Torquato e Lidia, che da quel momento avrebbero condotto una battaglia senza fine per la verità. La mamma di Sergio, Lidia, è recentemente scomparsa all'età di 96 anni ed è stata una delle fondatrici dell'associazione "vittime della strage di Bologna" e, con la costante attività di pungolo per lo Stato, ha lasciato in eredità ai ternani e al paese la forza di percorrere il cammino doloroso della verità.

Polemica delle minoranze in comune. Nessuna commemorazione per Sergio Secci

In una nota congiunta, a firma dei consiglieri comunali di Senso civico, M5S, Partito Democratico e Terni Immagina, le minoranze attaccano la giunta Latini che non ha previsto un momento di commemorazione per la strage di Bologna e la memoria di Secci in città.

"Che l'amministrazione comunale non abbia inviato neanche un messaggio alla città né organizzato alcuna commemorazione della strage ricondotta alla destra neofascista ed eversiva - scrivono i consiglieri di minoranza - ci lascia per l'ennesima volta sgomenti e ci dà purtroppo ancora una volta il senso e la misura della pochezza istituzionale della compagine politica che oggi governa la nostra città.  Il capo dello Stato celebrando la ricorrenza davanti ai familiari e amici delle vittime ha ricordato a tutti il dovere della memoria. Ha ricordato che il dolore inestinguibile di tantissime vite assurdamente interrotte da chi voleva sovvertire la nostra democrazia esige che si coltivi incessantemente il ricordo.

La lapidaria e pilatesca replica del sindaco di Terni al comunicato dell'ARCI con la quale ha fatto sapere che il gonfalone del nostro comune parteciperà alle celebrazioni di Bologna accompagnato da un membro della sua giunta - prosegue la nota -  è disarmante per la sua banalità politica. La partecipazione del gonfalone a Bologna è cosa ovvia ed elementare, sempre verificatasi. La giustificazione che l'amministrazione comunale sarebbe tenuta alla parcondicio in questo periodo pre elettorale e per questo non avrebbe effettuato alcuna comunicazione ufficiale è a dir poco ridicola e mortificante

Noi ricordiamo oggi lui e tutti coloro che rimasero vittima di quella odiosa strage. Ci stringiamo intorno agli amici di Sergio e - conclude la nota - invitiamo la città e i giovani a commemorare quella strage, a continuare a coltivare il ricordo di quanto accaduto, per non tradire la memoria dei loro coetanei a cui la vita fu barbaramente spezzata e per continuare a difendere la vita e la democrazia".

Replica dell'amministrazione

Per l'amministrazione c'è una replica del vice sindaco, Andrea Giuli, che commenta su Facebook: "Dedicare ufficialmente l’apertura di una importante rassegna come Carsulae Teatro alla famiglia Secci, con uno spettacolo di Ascanio Celestini sulle fosse ardeatine, mi pare più significativo ed evocativo di mille convegni ritriti. Inoltre, fra poche ore, un assessore del Comune di Terni con gonfalone e picchetto d’onore sarà presente alla commemorazione istituzionale a Bologna".

Infatti, sarà l'assessore di Terni Giovanna Scarcia a presenziare con un picchetto della polizia locale e un gonfalone alla commemorazione che avrà luogo, nella mattinata del 2 agosto, alla stazione di Bologna. 

"Il Comune - prosegue Giuli - ha preferito ricordarlo così. Con l’arte. Ricordo, infine, che anche questa amministrazione comunale è membro del cda della Fondazione Secci e che proprio sotto questa amministrazione, poco prima della morte della signora Lidia, sono state aumentate nel numero e negli importi le borse di studio destinate agli studenti più meritevoli, grazie soprattutto al contributo della Fondazione Carit. Arte, cultura, libertà, memoria, discrezione. Il resto è cupa fuffa ideologica. Riposate in pace Torquato, Lidia e Sergio.

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