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Cronaca Arrone

L’odissea del Trittico di Arrone: rubato nel 1970, torna a casa dopo oltre mezzo secolo

Il dipinto della fine del 1400 era nella disponibilità di un antiquario toscano, estraneo al furto, fino al 2022. è stato il figlio a chiedere un controllo sulla sua provenienza ai carabinieri per la tutela del patrimonio culturale. La riconsegna al sindaco Fabio Di Gioia

Il furto porta la data del 3 ottobre 1970, oltre mezzo secolo fa. Fu allora che il cosiddetto “Trittico di Arrone”, ossia tre preziosi dipinti (tempera e oro su tavola) risalenti al 1487 e raffiguranti una Madonna col bambino, san Giovanni Battista e sant’Antonio abate furono trafugati dalla chiesa di santa Maria assunta di Arrone. L’odissea si è conclusa ora, con la riconsegna dei dipinti al sindaco Fabio Di Gioia.

A dare notizia del recupero e del “ritorno a casa” dell’opera sono i carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Firenze che in una nota spiegano come a riconsegnare il trittito al primo cittadino di Arrone sia stato il comandante del gruppo carabinieri Tpc di Monza, tenente colonnello Giuseppe Marseglia.

Il sequestro dell’importante bene artistico è stato possibile grazie alla comparazione della sua immagine con quella contenuta nella banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del comando carabinieri Tpc prodotta all’epoca della denuncia, consentendo così di “accertarne l’illecita provenienza. Questo – spiegano i carabinieri - dopo che l’ultimo detentore, rilevata la pregevole fattura dell’opera che gli era pervenuta in eredità, ha preferito richiederne il controllo al reparto specializzato”.

L’attività investigativa, coordinata dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Firenze, ha consentito di appurare che l’opera pittorica, dopo il furto nel 1970, è rimasta per anni nella disponibilità di un noto antiquario toscano defunto nel 2022, ignaro della provenienza furtiva dell’opera. Come dimostra il ritrovamento di una lettera, datata 2 giugno 2000, con la quale una società che gestisce un archivio internazionale di opere d’arte rubate, dopo una sua richiesta da parte dell’antiquario, gli riferiva che il trittico non era inserito nel loro database come opera da ricercare. Le indagini, hanno inoltre consentito di accertare l’estraneità ai fatti per la persona a cui è stata sequestrata l’opera, in quanto detentore in buona fede.

Il trittico, già attribuito ad autore anonimo umbro del quindicesimo secolo, chiamato convenzionalmente “Maestro del Trittico di Arrone”, secondo alcuni storici viene attribuito al maestro spoletino Bernardino Campilio. Altri studiosi, lo avrebbero invece attribuito ad Antonio da Viterbo del Massaro detto Pastura (Viterbo, 1450 ca. – ante 1516). Quest’ultimo, pittore di notevole interesse, è considerato come il più alto esponente della pittura viterbese, tale che la sua formazione è da contestualizzarsi al fianco del Perugino e del Pinturicchio.

“Il risultato di oggi – spiegano ancora i carabinieri Tpc - testimonia l’importanza della catalogazione e fotografia dei beni culturali. Informazioni che, se fornite in sede di denuncia, alimentano la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, strumento indispensabile in uso ai carabinieri dell’arte per recuperare, anche a distanza di ben cinquantatré anni come in questa occasione, beni di cui si erano perse ormai le tracce”.

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