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Cronaca

Coronavirus, gli scenari da brivido: quasi mille ricoveri e più di 1.400 decessi, ecco i numeri che fanno paura

Le ipotesi elaborate dalla task force regionale, possibili consistenti incrementi anche dei pazienti in terapia intensiva senza restrizioni rigide. I dettagli

Quasi seicento ricoveri, novanta pazienti in terapia intensiva e poco più di 1.060 morti. Ma questo è lo scenario “medio” che ipotizza i numeri dell’epidemia da qui al prossimo mese. Scenario che cambia drasticamente se viene presa in considerazione la peggiore delle ipotesi. Le proiezioni della task force regionale cercano di disegnare anche i contorni di una possibile situazione da allarme rosso. In questo caso, i ricoveri ordinari sfiorerebbero quota mille (983), le terapie intensive potrebbero arrivare a 164 e i morti alla ragguardevole cifra di 1.443.

Il quadro è dunque in evoluzione e cambierà aspetto a seconda dei provvedimenti che verranno adottati, ossia le restrizioni a cui i territori saranno sottoposti, ma anche in base al peso che avranno le “varianti” del virus. Un elemento questo che viene tenuto in altissima considerazione non solo a livello regionale ma, soprattutto, a livello nazionale. Umbria e Abruzzo sono osservate speciali, con il cuore verde d’Italia che si trova ancora un a volta in bilico fra la zona rossa e quella arancione - soprattutto per l’evoluzione che l’epidemia sta avendo nella provincia di Perugia - anche se i numeri per ora non indicano la necessità di un cambio d’area: Rt a 1,14, occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica sopra la soglia critica e un rischio complessivo alto per 3 o più settimane.

L’incidenza del virus sta seguendo due strade diametralmente opposte: le “sorti” si sono separate tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, cominciando a salire nel Perugino e a scendere nel Ternano. Ad oggi, a fronte di una media regionale paria 224 su centomila abitanti, in provincia di Perugia il dato dice 273 su centomila abitanti, mentre nel Ternano siamo a quota 83.

Secondo gli esperti, una indice di contagio superiore a 250 casi ogni centomila abitanti è sintomo di una possibile evoluzione che porti il virus fuori da ogni controllo.

Allo stesso modo, ricoveri ordinari e terapie intensive stanno tornando ai livelli di metà novembre, così come la curva dei decessi ha ripreso a salire dopo la flessione che si era innescata sempre nello stesso periodo.

Pur ipotizzando dunque che - comunque vada - questa fase tre avrà una sua evoluzione, il tema delle “restrizioni” è cruciale per capire quale sarà la sua intensità. Marzo e aprile saranno mesi cruciali. Da giugno - ed è la nota positiva - si potrebbe però finalmente entrare in una “stazionarietà”. Confidando nel fatto che il caldo e la diffusione del vaccino possano davvero segnare un punto di svolta.

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