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Cronaca

Il Covid ha “svuotato” le carceri dell’Umbria ma non quello di Terni: i “mali” di Sabbione

La relazione del garante regionale di detenuti: sovraffollamento e carenza di agenti penitenziari per il carcere ternano. Anastasia: c’è bisogno di una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza dei malati di mente

Troppi detenuti, pochi agenti penitenziari e una “cronica insufficienza di mezzi e strutture per la gestione della salute”. Sono i “mali” del carcere di Terni evidenziati nella relazione del garante regionale dei detenuti, Stefano Anastasia, relativa alla situazione dei penitenziari umbri nel 2020 che è stata presentata nei giorni scorsi all’assemblea legislativa dell’Umbria.

Nella relazione si sottolinea come lo scorso anno, in piena pandemia da Covid, sia stato “un anno molto particolare per il sistema penitenziario, essendosi determinati comunque notevoli aspetti positivi nel sistema carcerario poiché c’è stata una netta riduzione del sovraffollamento grazie alle misure normative e giurisdizionali applicate per contenere le presenze in carcere. Grazie a queste misure, infatti, rispetto agli anni precedenti si è registrata una notevole riduzione delle presenze, fino quasi all’annullamento del sovraffollamento, tenuto conto che, secondo gli ultimi dati forniti dal ministero della giustizia, al 30 giugno 2021 vi era la presenza negli istituti penitenziari umbri di 1.337 detenuti a fronte di 1.330 posti. Dunque solo 7 detenuti in più rispetto alla capienza del sistema penitenziario dell’intera regione.

L’istituto penitenziario di Terni continua ad avere un certo margine di sovraffollamento tenuto conto che, sempre in considerazione dei dati al 30 giugno 2021, si registra la presenza di 483 detenuti a fronte dei 415 posti disponibili. “È comunque innegabile che, anche nella fase della massima diffusione del virus – rileva la relazione del garante - i servizi sanitari regionali abbiano lavorato adeguatamente e sia stata efficacemente scongiurata la diffusione dei focolai che pur si sono sviluppati, soprattutto a Terni e, in un solo caso, a Orvieto e a Perugia”.

Anastasia sottolinea anche come il Covid abbia inciso in modo rilevante nel sistema penitenziario poiché ha profondamente modificato la gestione delle attività dei detenuti, degli ingressi, ma anche del trasferimento dei detenuti stessi da altri istituti.

La relazione evidenzia diverse criticità per le quali è stato richiesto un concreto intervento da parte della Regione, in raccordo con l’amministrazione penitenziaria: serve una più stretta integrazione tra i servizi sanitari e i servizi sociali, soprattutto nel caso di detenuti che devono scontare pene brevi o brevissime, i quali, al momento della dimissione, si trovano completamente privi di sostegno sociale esterno. Altra criticità è la scarsa digitalizzazione degli istituti penitenziari che crea molte difficoltà per i detenuti coinvolti nei percorsi scolastici nello svolgere la didattica a distanza e, in generale, evidenzia comunque particolari criticità poiché limita notevolmente l’accesso a tutti i servizi dell’assistenza sociale offerti on-line.

Altro problema quello del servizio sanitario dell’istituto ternano, “ove si continua a registrare - secondo il Garante - una cronica insufficienza di mezzi e risorse umane per gestire la domanda di salute a Terni, e sono emerse criticità sulla scelta della Regione di non dotarsi di una apposita residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza dei malati di mente. Opportuno, invece, istituire una residenza regionale per l’esecuzione delle misure di sicurezza di queste persone perché questo potrebbe consentire una presa in carico adeguata degli autori di reato malati di mente e una gestione con modalità a più a diretto contatto con il territorio, come peraltro già prevedeva la legge che ha soppresso gli ospedali psichiatrici e come raccomandato dalla Corte costituzionale per i casi di gravi patologie mentali, incompatibili con la detenzione carceraria, a cui deve essere garantito da parte della Regione l’accesso ad istituti di cura sul territorio diversi dai luoghi di detenzione”.

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Altro punto nodale della relazione del garante è l’adozione della cartella clinica informatizzata per la circolazione delle informazioni di salute dei detenuti tra i diversi istituti e tra questi ultimi e il territorio. Inoltre, viene “fortemente raccomandato l’avvio dell’utilizzo degli strumenti della telemedicina, che potrebbero consentire soprattutto la possibilità di svolgere visite specialistiche direttamente presso gli istituti penitenziari, senza aggravio sugli ospedali, sul personale sanitario e sugli ambulatori del territorio regionale”.

Chiesto l’intervento della Regione per sollecitare l’amministrazione penitenziaria a far fronte alle carenze di personale che si evidenziano soprattutto con riferimento alle risorse di polizia penitenziaria a Perugia e Terni, carenze che si registrano quasi al 20 per cento dell’organico e, in relazione a Perugia, anche in ordine alla mancanza di funzionari giuridico-pedagocici. Chieste anche risorse per l’ufficio del garante tali da consentirgli di svolgere il suo mandato anche nell’ambito delle aree diverse da quelle detentive, quali quella dei trattamenti sanitari obbligatori e quella delle misure alternative.

Infine, una “particolare criticità” legata alla conformazione del sistema penitenziario umbro che, “per antica tradizione, ospita detenuti che devono scontare pene molto lunghe, tanto che la maggior parte degli stessi non sono residenti nella Regione, provengono da altri ambiti territoriali e sono destinati per lo più all’inserimento nelle sezioni di alta sicurezza presenti negli Istituti di Terni e Spoleto. Questo naturalmente causa numerosi problemi gestionali e di sicurezza collegati al trasporto/trasferimento dei detenuti stessi, e al contempo evidenzia una incongruenza rispetto alla finalità rieducativa della pena che è anche quella della ‘territorializzazione’, ovverosia l’esigenza che i detenuti rimangano più possibile vicino ai loro centri di interesse e attività, affinché a fine pena possa essere effettuato un più efficace reinserimento in detti luoghi”.

Nella relazione trovano infine spazio alcune critiche sulla scelta del ministero di grazia e giustizia di costruire un nuovo padiglione all’interno dell’istituto penitenziario di Perugia, con incremento di circa 200 posti rispetto alla capacità detentiva dell’Istituto perugino, padiglione ove saranno accolti tutti i detenuti trasferiti da altri ambiti territoriali”.

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