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Lunedì, 29 Aprile 2024
Notizie dall'Umbria

Turbativa d’asta, lavoratori sfruttati e ambulanze non sanificate: oltre 10 milioni di beni sequestrati a una cooperativa

Ad apporre i sigilli la guardia di finanza su disposizione della procura di Pescara: l'indagine sulla società attiva nel servizio di trasporto sanitario anche in Umbria

Sigilli su beni per un totale di oltre 10 milioni di euro. Si tratta di automezzi, terreni e fabbricati di una cooperativa operante nel settore dei trasporti sanitari. Congelate anche le disponibilità finanziarie degli indagati per circa 200mila euro.

Questi i risultati delle attività svolte dalle fiamme gialle di Pescara da nord a sud, in diverse aree del territorio nazionale, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip (giudice per le indagini preliminari) del tribunale di Pescara su richiesta della locale procura della Repubblica.

I sequestri arrivano all’esito delle investigazioni eseguite da un altro reparto della guardia di finanza. Secondo quanto emerso da un’articolata attività di indagine fatta di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, osservazioni e di attività di intelligence, sarebbero state turbate diverse gare d'appalto dalla cooperativa tramite fraudolenti e anomali ribassi dei prezzi per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza svolti in Abruzzo, Lombardia, Marche, Umbria, Campania, Lazio e Sicilia. Azioni che si sarebbero tradotte anche in sfruttamento dei lavoratori costretti a turni massacranti, senza ferie né contributi e straordinari, retribuiti sotto i minimi previsti dal contratto nazionale del lavoro, ma anche dal mancato rispetto delle condizioni di contratto stipulato con la stazione appaltante.

Secondo l’accusa, il servizio di soccorso avrebbe infatti avuto a disposizione un numero inferiore di ambulanze rispetto a quelle previste dal contratto. Pochi mezzi che tra l’altro non sarebbero neanche stati sanificati dopo il loro utilizzo durante la pandemia per l’assenza e la mancata previsione di sedi idonee in cui effettuarla.

Per poter partecipare ai bandi la cooperativa che opera sul territorio nazionale con undici unità locali, avrebbe fatto ricorso ad un prestanome in modo da occultare l’effettiva gestione e direzione aziendale di uno degli indagati, già condannato in via definitiva nel 2017 per turbativa d’asta, ed evitando così l’esclusione dalle gare.

Tra i reati contestati c’è anche l’associazione a delinquere. Gli indagati infatti, avrebbero escogitato l’architettura criminale accordandosi, preventivamente, anche sulle piazze da spartirsi e sui ruoli da ricoprire.

L’attività svolta dalla cooperativa non verrà comunque interrotta per garantire la continuità lavorativa. Il gip per evitare ingiusti licenziamenti ha infatti incaricato un amministratore giudiziario per la gestione e la continuazione del servizio sanitario, a tutela dell’economia legale e della salute pubblica.

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