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Soldi per il nuovo ospedale di Terni, indennizzi e bollette gratis: “assalto” al tesoro dei canoni elettrici

L’atto di indirizzo di Alternativa popolare: “Dal 2000 gli esponenti politici ternani hanno consentito il saccheggio del territorio ternano senza far corrispondere nulla alla città”

Terni è seduta su un tesoro che vale decine, centinaia di milioni di euro. Ma non lo sapeva. Ora, ad indicare la strada verso quello che sembra essere un El Dorado, è un atto di indirizzo predisposto dal gruppo consigliare di Alternativa popolare ed esposto nella giornata di oggi dal capogruppo a Palazzo Spada del partito del sindaco Stefano Bandecchi, Guido Verdecchia.

Il tema – sollevato in più di un’occasione nel corso dell’ultima campagna elettorale e che per mesi e anni è stato “cavalcato” anche dal Movimento 5 Stelle – è quello dei canoni idroelettrici: una partita che oggi vale per Terni una manciata di milioni ma che, scorrendo il documento di Ap, potrebbe invece risolvere più di una partita sul territorio.

Sul territorio del Comune di Terni si trovano impianti idroelettrici tra i più importanti d’Italia e d’Europa: 19 centrali tra mini-idro e cosiddetti grandi derivazioni, oltre a sette dighe e quattro serbatoi per una produzione media annua pari a 1,3 terawatt/ora.

“Con il passaggio della gestione della concessione idroelettrica dallo Stato alle Regioni - rileva il documento - sin dal 2000 la Regione Umbria ha incassato un canone pari a 14 euro per ogni kilowatt di potenza nominale. Dal 2017, tale canone è stato incrementato a 32 euro per ogni kW/ora. Infine, da quest’anno salirà a 40 euro ogni kW/ora. Al Comune di Terni, sin dai tempi della liberalizzazione e per 17 anni di seguito, la Regione Umbria non ha mai stornato nulla rispetto ai 4 milioni annui riscossi per canoni relativi al polo idroelettrico locale, percependo circa 50 milioni di euro totalmente nostri, senza tuttavia restituire a Terni alcunché. Successivamente, la Regione Umbria ha raddoppiato i canoni ai concessionari di grandi derivazioni, ma degli otto milioni incassati dall’ente annualmente dal 2017, Palazzo Donini ha deciso con legge di erogare appena un milione e mezzo a Terni”.

Il Comune di Terni che “non ha ricavato alcunché dal vorticoso mercato della concessione idroelettrica locale, acquistata dalle multinazionali dell’energia per cifre sempre più alte, a dispetto della riduzione degli anni residui di gestione in capo ai privati”.

All’aspetto economico, si accompagna quello ambientale. Lo sfruttamento delle acque starebbe “concausando gravi danni all’abitato e alle sponde” di Piediluco, “con un notevole dissesto idrogeologico”. Citando una perizia tecnica affidata dal tribunale delle acque pubbliche presso la corte d’appello di Roma, l’atto di indirizzo rileva che “l’intero paese (di Piediluco) rischia lo scivolamento nel lago e pertanto dovrebbe essere classificato come area di frana”. La stessa Arpa Umbria ha rilevato come “i terreni prospicenti lo specchio d’acqua scivolano verso il lago di 15 millimetri annui senza che si faccia alcunché se non costosi tentativi di stabilizzazione delle sponde che procedono ininterrottamente dal lontano 1980, senza tuttavia aggredire il problema a monte”.

Il senso dell’atto di indirizzo presentato da Ap è dunque quello di “sollecitare la Regione Umbria a destinare per i prossimi dieci anni, a decorrere dal primo gennaio 2024, tutte le somme incassate da Enel relativamente ai canoni idroelettrici prodotti dalla centrale di Galleto e come tali appartenenti al territorio ternano, al fine di realizzare il nuovo ospedale di Terni” e ancora di “sollecitare la Regione Umbria a riconoscere al Comune di Terni la somma di 15 milioni di euro a titolo indennitario per le mancate erogazioni delle somme incassate per i canoni idroelettrici visto che dal 2000 gli esponenti politici di Terni hanno consentito il saccheggio del territorio ternano senza far corrispondere nulla alla città”.

Ad Enel, “quale concessionario storico e quale ultimo avente causa nella gestione dell’asset idroelettrico” viene chiesto di “restituire provvisoriamente almeno 100 milioni di euro per danni economici e non economici cagionati a Piediluco dalla variazione idrometrica intensiva, nonché all'area della cascata delle Marmore e all'intera città di Terni per via della chiusura del flusso fluviale del Velino delle Marmore”. Non solo. Si chiede a sindaco e giunta di Terni di “incalzare Enel per la copertura al cento per cento delle bollette elettriche dei residenti ternani, a maggior ragione considerando che il polo idroelettrico di Terni genera una quantità di energia da assolvere al fabbisogno di circa due milioni di persone” oltre a “convenzioni speciali a vantaggio della bolletta elettrica di tutte le imprese locali evitando, ovviamente, di incorrere nelle sanzioni Ue per eventuali aiuti di Stato”. L’ultima proposta avanzata è quella di “costituire una propria società municipalizzata idroelettrica finalizzata a compartecipare la gestione e la rendita, sulla scorta delle vigenti leggi nazionali e della normativa regionale esistente”.

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