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Carovita, stangata sulle famiglie: “Servono più soldi in busta paga per i lavoratori”

L’analisi di Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria: “Dimissioni record dal lavoro, imprese che non trovano personale. E siamo tra le regioni con più laureati disoccupati”

“Dimissioni record dal lavoro, imprese che non trovano personale, famiglie colpite duramente dal carovita. E siamo tra le regioni con più laureati disoccupati. Serve dare 300-400 euro in più al mese ai lavoratori e per questo occorre ridurre subito il cuneo fiscale che grava sulle buste paga”.

Lo afferma nel video “Il punto del presidente”, Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell’Umbria. Che aggiunge: “Una situazione che rischia di alimentare non poco il lavoro nero, che è una strada sbagliata e miope che alla lunga riduce produttività e benessere. Il lavoro nero va condannato, ma bisogna rendersi conto anche delle difficoltà delle imprese costrette a ridurre l’attività per carenza di manodopera, con l’imprenditore che non sa più dove sbattere la testa. Il fenomeno delle dimissioni dal lavoro in Umbria si concentra nei servizi e nell’agricoltura, colpisce meno l’industria. È anche frutto di come gli effetti della pandemia hanno cambiato il modo di vedere la vita”.

Mencaroni insiste dunque sul fatto che “occorrono retribuzioni dignitose per i lavoratori e l’unica strada per farlo è la riduzione del cuneo fiscale, che grava in maniera troppo pesante sulle buste paga. Una misura urgente, vista anche la ripresa dell’inflazione, che sta riducendo non poco il potere d’acquisto delle famiglie. Quanto alle dimissioni volontarie dal lavoro, aumentate in Umbria nel 2021, rispetto al 2019, del 20% (quasi un terzo delle cessazioni totali, mentre se si guarda al solo tempo indeterminato rappresentano   il 73% delle cessazioni, contro il 69% in Italia) si tratta di un fenomeno che va approfondito, per capirlo e per trovare le giuste soluzioni. Le analisi finora fatte, infatti, forniscono più dubbi che certezze sulle cause che sono all’origine di questo fenomeno nuovo e sul perché colpisca in modo così pesante l’Umbria. C’è chi addossa la responsabilità al reddito di cittadinanza, che problemi li può creare semmai sul fronte degli inoccupati, che sono meno stimolati a cercarsi un lavoro, ma incide molto meno sulla decisione di licenziarsi”.

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