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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Ricoveri inutili e degenze troppo lunghe, così la sanità si ammala

Nel 2020, solo 916 “codici rossi” su 71mila accessi al pronto soccorso. De Fino: rivedere l’assetto ospedaliero. Chiarelli: serve un accordo con le Asl di Viterbo e Rieti

“Nel 2019 su 120mila utenti abbiamo avuto 11.800 codici bianchi, 89mila codici verdi, il 75 per cento dei casi di persone che vanno in pronto soccorso sono riconducibili a situazioni di non urgenza, non vengono ricoverati o vengono ricoverati per patologie minori, sono ricoveri inappropriati. I codici gialli sono 17mila, quelli rossi 1.151. Nel 2020, l’anno del Covid, anziché 120mila abbiamo avuto 71mila ricoveri, con un aumento percentuale di codice rosso pari all’1,29 per cento, in totale 916, in codice verde 51mila, cioè man mano che arrivano le patologie serie migliora l’appropriatezza degli ospedali, con riduzione di codici bianchi e verdi. Si tratta di un dato significativo, evidenzia la necessità di rivedere l’assetto ospedaliero”.

Sono alcuni dei dati che il direttore generale della Usl Umbria 2, Massimo De Fino, ha fornito nel corso dell’audizione congiunta delle commissioni regionali sanità e bilancio, sottolineando che “chi sta soffrendo è l’assistenza territoriale, vengono a mancare medici di medicina generale ma criticità vi sono anche per il 118 e persino per la medicina penitenziaria”.

Sono due le principali “malattie” che hanno colpito la sanità umbra: da una parte la frammentazione dei servizi che devono rispondere ad un numero sempre più elevato di esigenze. Dall’altra, le difficoltà di organico.

“Nel 2020 abbiamo fatto 1.100 assunzioni ha spiegato ai commissari il direttore regionale di salute e welfare, Massimo Braganti - e ci sono state altrettante cessazioni, la criticità nelle assunzioni perdura da anni e la sua soluzione rappresenta una priorità. Stiamo facendo una analisi per guardare al futuro”.

“Sul personale – gli ha fatto eco De Fino - ricordo che la mia azienda ha fatto un concorso che non veniva fatto da anni, chiuso con 9mila partecipanti di cui 1.260 idonei, infermieri messi a disposizione di tutte le aziende. Assumeremo a tempo indeterminato 534 infermieri per le tre aziende ospedaliere. Perugia ha detto non ha bisogno di infermieri. Abbiamo fatto i concorsi, si entra a tempo indeterminato solo per concorso. E sono stati fatti. Ma le difficoltà sono anche altre: in cardiologia 3 partecipanti, in medicina 11 partecipanti, anestesisti 5 partecipanti, abbiamo tratto poco beneficio, il problema è diverso. Fra Aziende ospedaliere e sanitarie e l’Università ci dovrebbe essere un rapporto di tipo diverso, che consenta di farli restare da noi. Mi consta che gli studenti del 5 anno erano 21, 11 sono rimasti e abbiamo chiesto di contrattualizzarli ma 10 sono andati fuori regione autorizzati dall’Università”.

“Terni, eccellenza in ortopedia – ha inoltre spiegato Pasquale Chiarelli, direttore generale del Santa Maria - ha visto i casi programmati cercare risposta altrove. Per il pronto soccorso siamo come Perugia: da tutta la regione e da fuori si registrano molti arrivi. È auspicabile un accordo con altre regioni, in particolare con le Asl di Viterbo e Rieti, sarebbe un vantaggio per tutti”.

"Nella Asl 2 abbiamo 2 aziende ospedaliere e 3 Dea di primo livello, ci sono Spoleto e Foligno a una distanza di 20 minuti, due aziende ospedaliere e due dea di primo livello, servirebbe un riordino delle aziende ospedaliere che consenta di liberare risorse per il territorio, per le Residenze, le strutture intermedie, si parla tanto di ospedale di comunità, bisognerebbe rifletterci. Nessuno vuole togliere niente a nessuno – ha sottolineato De Fino - ma è importante garantire il miglior livello di assistenza a tutti, e con questo andazzo occorre una riorganizzazione che parta già dal piano sanitario nazionale e poi sul piano regionale. Una situazione che non è di oggi, la sofferenza emerge già dal 2015, poi acuita nel 2018 e 2019 per un quadro che si è fatto più complesso per le aziende ospedaliere. La degenza media dovrebbe essere di 7 giorni ma qui arriviamo anche a 12. Stiamo ragionando con i direttori di dipartimento e con tutti gli operatori per vedere come migliorare e garantire l’assistenza rispetto a quanto fatto fino ad oggi”.

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