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Coronavirus, una studentessa ternana e la discussione della tesi: “Emozione ed ansia completamente diverse”

La testimonianza di una ragazza ternana che ha discusso la tesi da remoto: “Ti manca il confronto con i colleghi ma le quattro mura di casa danno una sensazione più rassicurante”

Ci sono dei momenti che restano impressi nel corso della vita di ognuno. Poi - purtroppo - esistono degli ostacoli incalcolabili quanto insormontabili. Da qualche settimana a questa parte ci stiamo confrontando con un’emergenza sanitaria senza precedenti la quale sta modificando, inesorabilmente, anche le abitudini più comuni. La discussione della tesi rappresenta un’istantanea indelebile, l’ultimo passo da compiere dopo un percorso di studi formativo quanto importante:“Avevamo la sessione programmata per marzo - afferma la studentessa – dopo aver consegnato la tesi cartacea. Purtroppo però è stato sospeso tutto, non sapevamo quando avremmo potuto sostenere la discussione. La comunicazione ci è arrivata durante i giorni antecedenti la Pasqua. Naturalmente, nel corso di queste settimane, non c’è stato modo di rilegare la copertina a causa delle chiusure delle tipografie e neppure stamparla”.

“C’è stato uno snellimento della burocrazia. Le procedure telematiche sono state rapidamente sbloccate. Il trasferimento delle informazioni e materiali è stato velocizzato. Ci hanno comunicato la piattaforma ed aperto un’aula virtuale di discussione”. Tra ragazzi e ragazze coinvolte in questo percorso, iniziato a luglio e terminato a febbraio attraverso corsi intensivi ed undici esami sostenuti, si fa riferimento ad oltre duecento persone. “Il primo giorno eravamo connessi per tastare la nuova modalità. Ci sono stati pochissimi problemi di connessione”.

L’iter previsto: “Un assistente amministrativo fa il riconoscimento. Attraverso la videochiamera occorre mostrare il proprio documento di identità. L’emozione e ansia in presenza sono maggiori, a casa le gestisci diversamente, posso affermarlo anche in base alle precedenti discussioni. Non c’è un impoverimento dell’esperienza ma è qualcosa di completamento diverso. Anche durante la proclamazione dallo schermo vedi soltanto determinate persone della commissione. Le quattro mura della propria abitazione danno una maggiore rassicurazione. Certo mancano alcuni aspetti di contorno. Non abbiamo avuto la possibilità di indossare un abito per l’occasione mentre sono tornata a truccarmi dopo settimane. E’ mancato il confronto con i colleghi nelle fasi antecedenti e successive. C’è stato un colloquio virtuale – conclude - in piattaforma, prima dell’insediamento della commissione. Avremmo voluto diversamente chiudere questo percorso, non è stato possibile. Avevamo organizzato un festeggiamento collettivo rimandato a data da destinarsi”.

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