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Dati demografici Istat 2019, il dramma della denatalità anche nella provincia di Terni

L'ultimo rapporto sulla demografia dell'Istat per l'anno 2019 evidenzia la tendenza impietosa della denatalità in tutta la regione. Solo a Terni i morti sono più del doppio dei nati.

Da gennaio a dicembre 2019 la popolazione residente in Umbria scende complessivamente di 188.721 unità. Un declino incessante che ha portato alla diminuzione di quasi 551 mila residenti in cinque anni. In poche parole, un quadro disastroso della demografia regionale. Un calo di residenti che a fine 2019 porta il contatore a - 3.539. 

Un saldo vivi/morti da spavento

Il saldo negativo è impietoso e fa tremare i polsi: su  5.578  nuovi nati a tutto il 2019, si contano 10.263 decessi in tutta la regione. Un dato che rispecchia il trend nazionale e che in Umbria ha il suo picco. Descrive laconicamente una regione la cui età media supera i quaranta anni e che non recupera forze vitali dalle nuove nascite. Una dimensione sociologica che si trasforma in allarme sociale e sanitario che indica come priorità le politiche per la gestione delle cronicità e delle malattie degenerative. Non particolarmente elevata la percentuale di residenti in regione provenienti dall'estero (solo 286 in più in tutto il 2019), che non "rimpiazzano", evidentemente, i buchi lasciati dalla denatalità.

Il dramma della denatalità. Il focus sulla provincia di Terni

Più donne (117.012 a tutto il 2019) che uomini (107.870), ma l'età media è alta. Il dato allarmate, che conferma quello regionale, resta il saldo fra nuovi nati e deceduti nella provincia di Terni: su 1.280 nuovi nati nel 2019, si contano 3.692 deceduti. Si chiama "denatalità" ed è un fenomeno sociale estremamente diffuso nel nostro paese che ormai da anni detiene il gallone di nazione col tasso di anzianità più alto. In particolare, nel territorio ternano sulla scelta di mettere al mondo dei figli oppure optare per l'adozione pesa la crisi economica del sistema industriale che con il suo indotto ha contribuito a reggere in piedi ancha la micro economia cittadina. Insomma, è un cane che si morde la coda: meno lavoro, meno speranze per il futuro, meno progetti a lungo termine, niente figli. Di contro l'aspettativa di vita aumenta, lievita in modo esponenziale il numero di anziani e le relative necessità di assistenza. Come invertire il trend? Questa è la domanda del secolo che dovrà essere affrontata con politiche governative strutturali. Al contrario, possiamo immaginare il finale.

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