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Governo nel caos sulla questione delle scuole. Riapertura delle superiori in presenza slittata

Una notte tempestosa per il governo, che ha ha ristabilito i criteri di apertura delle scuole superiori. Scontri con le regioni

Saltano le marcature nel governo. Nella notte fra il 4 e il 5 gennaio è stato stabilito che gli studenti delle scuole superiori non torneranno in classe il 7 gennaio e neppure al 50 per cento.

Alla fine di durissimi scontri all'interno del consiglio dei ministri, la data stabilita per il rientro è l'11 gennaio, ma non per tutti. Le regioni che nel monitoraggio di venerdì 8 dovessero essere rosse, secondo le nuove regole dell’indice Rt approvate ieri, non riapriranno le scuole superiori. Al momento nessuna regione si avvicina quella soglia che costringerebbe gli studenti a proseguire sulla strada della con la Dad.

A mettere i bastoni fra le ruote a Conte e alla ministra Azzolina, irremovibile sulla necessità di un rapido rientro in presenza per gli studenti delle superiori, è stato il capodelegazione del Pd Dario Franceschini, che ha chiesto di rinviare almeno al 15 gennaio la ripresa dell’attività in presenza visto il rischio, decisamente realistico, di aumento dei contagi e dell’arrivo della terza ondata del virus.

Reazioni durissime delle ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti che - come riportato dal Corriere.it - hanno parlato di un rinvio "inaccettabile", tenendo la posizione della ministra Lucia Azzolina, che nel pomeriggio aveva lanciato l’anatema contro le regioni ribelli richiamandole a "riflettere sulle conseguenze delle loro decisioni di rinvio per gli studenti e le famiglie", e del premier Conte che proprio domenica pomeriggio aveva confermato la riapertura al 7 gennaio.

La decisione

Tuttavia, riaprire il 7 gennaio, dopo che le regioni già avevano spostato il loro calendario, appariva ormai impossibile: il governo si sarebbe trovato solo. Solo una mediazione del titolare della sanità Speranza e del ministro delle autonomie locali Boccia ha visto concordi tutti nello spostamento della riapertura dal 7 all’11 gennaio, giorno in cui entrano in vigore le nuove soglie per determinare le aree di rischio.

Tuttavia, sarà da verificare quanti governatori si adegueranno e quanti invece confermeranno le loro ordinanze che tengono le scuole superiori chiuse addirittura a fino a febbraio.

Il nervosismo

Intanto si sta innalzando il livello di irritazione dei prefetti contro le decisioni dei governatori, che hanno rimesso in discussione le loro proposte. I sindacati - fa sapere il Corriere.it - parlano "di decisioni estemporanee" del governo e chiedono di essere auditi. Da mondo della scuola, invece, arrivano mucchi di petizioni e proteste per le decisioni del governo ritenute illogiche e confuse. 

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