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“Rischio diossine e metalli pesanti negli alimenti, riprendere le analisi nella conca ternana”

Scaduto da cinque anni il piano di monitoraggio della filiera agroalimentare, il Comune di Terni sollecita Regione Umbria e Usl: “Circostanza incomprensibile, considerando il quadro ambientale e sanitario affatto brillante del territorio”

“Questa amministrazione chiede pertanto che venga riattivato il progetto di sorveglianza dell’area della conca ternana rispetto all’inquinamento da diossine, pcb diossina-simili e metalli pesanti, attraverso il campionamento di matrici alimentari di origine animale e vegetale e di matrici ambientali, come in passato, considerando che gli studi di Arpa Umbria e di altri enti non registrano miglioramenti quanto alle emissioni in aria”.

È il passaggio centrale della lettera con cui l’amministrazione comunale di Terni, a firma dell’assessore all’ambiente Mascia Aniello, ha chiesto a Regione Umbria e Usl Umbria 2 di riattivare il piano operativo di monitoraggio della filiera agroalimentare nella conca ternana.

“Risulta alla amministrazione comunale – è scritto nel documento - che Regione Umbria e Usl Umbria 2 abbiano da anni lasciato scadere il piano operativo di monitoraggio 2015-2019 della filiera agroalimentare nella conca ternana. Tale circostanza è del tutto incomprensibile, considerando il quadro ambientale e sanitario affatto brillante del sito di interesse nazionale (Sin) Terni-Papigno e dell’intera area della conca ternana. Quel piano operativo, pur con un numero di campionamenti ridotti rispetto ad analoghe ricerche del passato, promanava dalle numerose non conformità di matrici di origine animale e vegetale, nonché di acqua di pozzo a uso irriguo, analisi svolte a seguito di quanto previsto dagli studi dei contaminanti ambientali generati nel Sin Terni-Papigno, secondo quanto previsto dalla stessa Regione Umbria”.

Da qui la richiesta di Palazzo Spada di riprendere l’attività di monitoraggio anche in considerazione di quello che l’assessore Aniello definisce “un pregiudizio costante per ambiente e salute pubblica a causa dell’impatto dei processi produttivi, tra cui quelli di scorificazione svolti presso gli stabilimenti Arvedi Ast. Si ricorda, peraltro, che i siti siderurgici locali determinano concentrazioni di inquinanti che, per pcb, nichel e cromo, risultano tra le più elevate d’Europa: appare a maggior ragione fortemente discutibile che tali biomonitoraggi non siano proseguiti”. Situazione che, inoltre e “alla luce degli specifici risultati di plurime analisi dell’epoca” fa sì che a Terni sia tuttora in vigore “l’ordinanza 67571/2016, finalizzata alla prevenzione della contaminazione delle matrici animali e vegetali in aree che l’Arpa ha definito a maggior rischio, tra cui almeno le zone di Prisciano e Cervara alta, imponendo l’adozione di tecniche di coltivazione e allevamento di animali da cortile esclusivamente al coperto”.

La lettera si conclude sollecitando Regione e Usl a “specificare le peculiari ragioni tecniche, qualora esistenti, alla base della mancata prosecuzione del monitoraggio della filiera agroalimentare nella conca ternana. Si esige la immediata riattivazione di tale piano, segnalando al Comune le puntuali modalità operative”.

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