rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Attualità

Rifiuti, scatta il conto alla rovescia: autonomia fino al 2020

La differenziata fa passi da gigante ma le discariche hanno i giorni contati. Le Crete verso la saturazione, si torna a parlare di bruciare l’immondizia

Dal cassonetto alle statistiche il passo può essere lungo. Però, dando per buono quello che certificano i dati, la differenziata a Terni ha fatto passi da gigante. La “cenerentola” dell’Umbria si è trasformata in una locomotiva che tira le performance dell’intera regione. Dal 2015 alla fine del 2017, la raccolta differenziata a Terni è passata da un più che mediocre 40% alla eccellente quota del 73,1% che, di fatto, permette alla città dell’acciaio di raggiungere con un anno di anticipo gli obiettivi fissati dalla Regione in materia di rifiuti e riciclo dell’immondizia. Cosa che non succede in nessuna altra (grande) città del cuore verde d’Italia.

L’altra faccia della medaglia è però coperta di ombre scure. Perché, sempre sulla carta sta scritto che l’autonomia residua della discarica orvietana de Le Crete ha i giorni contati. Il gong potrebbe già suonare nel 2020, a seconda del verso che prenderanno i tira e molla sugli ampliamenti e anche in considerazione degli altri equilibri precari che il settore “immondizia” deve sostenere in tutto il resto della regione. Perché anche gli altri quattro impianti presenti in Umbria non se la passano così tanto bene. La volumetria residua complessiva non raggiunge il milione di metri cubi. E, se anche tutti in Umbria salissero sullo stesso treno del Ternano – quello che ha permesso di sfondare quota 70% nella raccolta differenziata – lo sforzo non basterebbe. O meglio, allungherebbe il brodo solo di qualche mese, al massimo un paio d’anni.

Il problema è che mentre Terni spinge sull’acceleratore del riciclo, puntando a quota 80%, il governo dei rifiuti sembra balbettare speranze più che soluzioni. Il piano d’ambito dell’Auri, l’agenzia che ha sostituito gli Ato, è ancora in una fase liquida. L’unica certezza è che entro il 2030 – dice l’Europa - bisognerà poi ridurre drasticamente la quota di rifiuti in discarica che non potrà essere superiore al 5% a fronte del 50% (circa) di oggi. Questo non solo nell’ottica di una economia effettivamente circolare, ma anche e soprattutto per evitare il collasso degli impianti esistenti.   

Come raggiungere l’obiettivo? Auri confida essenzialmente nella riduzione di una quota prossima all’1% all’anno nella produzione di rifiuti, con un decremento fra l’8% ed il 12% nei prossimi 15 anni, ma che potrebbe arrivare anche a toccare quota -25%, considerando che dal 2011 al 2016 la produzione di rifiuti è comunque diminuita del 12,6%. E poi incentivando la differenziata, che però va avanti a macchia di leopardo.

Si torna ora a parlare di Css, combustibile solido secondario, e quindi di immondizia che non viene più smaltita in discarica ma bruciata. Forse nei cementifici oppure fuori regione. Ma bisogna fare di calcolo e capire se e quanto questo procedimento sia conveniente e dunque economicamente sostenibile. Passaggio questo che rilancia ad un discorso scomodo ma mai del tutto affrontato e risolto: quello di un nuovo inceneritore. Previsto dal Governo Renzi per “termovalorizzare” circa 130mila tonnellate di rifiuti l’anno, osteggiato dalla Regione e dalla Lega che in molti consigli comunali ha fatto approvare ordini del giorno contro la realizzazione di impianti di questo tipo, continua ad essere una presenza ingombrante. Che non si riesce a sotterrare. Come i rifiuti in discarica.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Rifiuti, scatta il conto alla rovescia: autonomia fino al 2020

TerniToday è in caricamento