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Martedì, 19 Marzo 2024
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Carsulae, nel bando nessuna tutela per i lavoratori

La procedura per la gestione della cascata, che comprende anche il centro visita Umberto Ciotti legato all'area archeologica, riserva la clausola sociale solo a chi è già impiegato alle Marmore

Stavolta, a stare sulla graticola sono i lavoratori di Carsulae. Tornano ad essere a rischio, infatti, le professionalità impiegate nel settore culturale e turistico locale: dopo le vicende legate alla cascata delle Marmore e ai lavoratori della 165m Marmore Falls, in gran parte riassorbiti dall’attuale gestione della cascata attualmente guidata da Vivaticket, dopo mesi di lotte e attese, stavolta sono gli operatori del parco archeologico a vedersi privati di qualsiasi tipo di tutela.

In base alle ultime notizie, infatti, i circa 13 operatori - archeologi, esperti di didattica e mediazione, laureati in storia dell'arte - non hanno da ieri sera alcuna garanzia sul loro futuro lavorativo.

La questione è legata alla gara attualmente in corso per la gestione non solo della cascata delle Marmore in scadenza per il 12 luglio, che comprende anche il centro visita e documentazione Umberto Ciotti di Carsuale.

Se nella gara dello scorso maggio, quando le due cordate partecipanti sono state escluse per irregolarità nelle composizioni dell’ATI, il personale di Carsuale era stato inserito nell’elenco dei lavoratori che sarebbero stati riassorbiti in virtù della clausola sociale, ieri sera è arrivata una vera e propria doccia fredda. A un chiarimento sottoposto alla stazione appaltante da parte di uno dei probabili partecipanti alla gara, in cui veniva chiesto di specificare il numero di lavoratori e le caratteristiche contrattuali degli operatori impiegati a Carsulae, lista non presente negli allegati trasmessi, infatti, è stato risposto che per gli operatori, archeologi e professionisti che hanno lavorato a Carsuale negli ultimi dieci anni occupandosi di eventi, didattica, visite guidate per tutte le fasce di età, non c’è più posto.

“Il personale compreso nella clausola sociale – si legge infatti nella risposta al chiarimento - è solo quello attualmente impiegato nella gestione dei servizi dell'area della cascata”.

Una decisione che lascia perplessi e che non solo crea una vera e propria discriminazione tra i lavoratori delle Marmore e quelli di Carsulae, ma che pone anche dei quesiti rispetto allo stesso valore assegnato alla gestione del centro visita nell’ambito del bando: tale gestione, infatti, non rientra né nelle prestazioni principali né in quelle secondarie. Sembrerebbe una sorta di “opzione”, la cui apertura - nel bando - sembrerebbe avere meno peso del parco fluviale San Martino o del museo Magalotti di Collestatte. A fronte di ciò, inoltre, rimane ancora aperta la questione relativa all’apertura invernale della cascata. In mancanza di una comunicazione ufficiale, e considerando che gli orari sul sito sembrerebbero confermare la chiusura del parco nei feriali da ottobre a febbraio, il mancato riassorbimento dei lavoratori di Carsulae potrebbe andare a sopperire la carenza di monte ore durante la bassa stagione. I sindacati, informati della questione, affronteranno il tema proprio in Comune in una riunione già fissata e in programma nei prossimi giorni.

Sul punto, interviene anche il capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale, Francesco Filipponi. “Registriamo l’ennesimo pasticcio – dice in una nota Filipponi – per il bando della gestione della cascata. Non bastavano i precedenti passaggi a vuoto che ormai da un anno vedono il protrarsi di una situazione di incertezza che mortifica le potenzialità di uno dei siti turistici più rilevanti dell’Umbria. Ebbene, dopo aver inserito nell’ultimo bando anche la gestione di Carsulae, ora emerge che per quel sito non è stata prevista la clausola di salvaguardia per i lavoratori attualmente impegnati. Si tratta di una decina di posti di lavoro che ora sono a rischio non essendoci nessun obbligo da parte del futuro vincitore della gara di farsene carico. In sostanza, la procedura determina un altro colpo alla occupazione derivante dalla gestione dei siti turistici cittadini, come se non bastassero le ore lavoro già perse alla cascata con il varo della gestione diretta da parte del Comune. A tal proposito, chiediamo all’amministrazione comunale e in particolare al sindaco di pronunciarsi una volta per tutte su cosa intenda fare sulla gestione della cascata, rammentandogli che sono in corso procedure ad evidenza pubblica e chiedendogli se corrispondano al vero le indiscrezioni che vogliono il Comune di Terni pronto ad annullare l’affidamento in gestione preferendo una gestione in house tramite la municipalizzata TerniReti”.

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