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Teatro Verdi, i 'polettiani' scendono in piazza contro il progetto del Comune

Il grido a raccolta dell'attore Riccardo Leonelli, assente per motivi di lavoro, ha visto la presenza davanti al Verdi di alcuni sostenitori del 'teatro all'italiana': "Siamo decisi a portare avanti la nostra battaglia" - L'INTERVISTA E LA FOTOGALLERY

“No mediocrità, Terni merita il meglio”. La scritta campeggia sullo striscione appeso alle colonne del Verdi. Fa da sfondo alla protesta con sit-in davanti al teatro organizzata ieri pomeriggio dai sostenitori del Poletti. Riccardo Leonelli, attore ternano che ha lanciato il grido per radunare i cittadini, non era presente perché impegnato a Venezia col lavoro, ma è intervenuto via telefono per ribadire il proprio dissenso al progetto di restauro del Comune, uno ‘studio preliminare’ che ha avuto il via libera della giunta comunale, tenendo conto del rigido vincolo dettato dalla Soprintendenza.

“Noi proseguiremo la battaglia contro uno scempio – afferma l’architetto Paolo Leonelli – stiamo portando avanti una petizione e abbiamo già raccolto tante firme di cittadini contrari a un progetto che non ha senso, con 826 posti non verrà nessuna compagnia di livello, in più, – prosegue – se esiste un vincolo da parte della Soprintendenza è, in sintesi, quello di ‘mettere a norma’ il Verdi così com’era dopo la guerra: pronao ingresso, foyer e soprastanti locali di intrattenimento. In caso contrario, è meglio fare un teatro nuovo in qualche altra zona della città perché – rimarca - se esiste questo vincolo non si può rifare il Poletti. E questo è un fatto. Ma allora non si può fare nemmeno il ‘nuovo’ Verdi”.

Dal canto suo l’amministrazione sta procedendo nei suoi passi. Il sindaco Leonardo Latini è stato chiaro, il percorso è tracciato: “Sul teatro Verdi non ci sono alternative – ha detto – non c’era più tempo, rischiavamo di perdere i fondi regionali”. A fargli eco l’assessore ai Lavori pubblici Enrico Melasecche: “Dopo oltre 10 anni c’è stato un lavoro particolarmente difficile per dipanare la matassa che si era fin troppo aggrovigliata  per ripartire finalmente con le uniche certezze possibili. Abbiamo invitato molte volte con il sindaco chi sosteneva a spada tratta la propria capacità di interlocuzione con la Soprintendenza di attivarsi direttamente per far valere quelle che si ritenevano le proprie ragioni. Ma dopo mesi nulla in tal senso è stato prodotto”.

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