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Cronaca

Covid, quattro pazienti su dieci sono ricoverati ma senza sintomi: l’analisi

La situazione negli ospedali dell’Umbria secondo l’analisi del nucleo epidemiologico regionale: non essere vaccinato genera 8 volte di più il rischio ricovero rispetto a chi ha ricevuto la terza dose e chi non è vaccinato è 5 volte più esposto alla probabilità di finire in terapia intensiva

Entrano in ospedale senza sintomi ma poi il tampone li fa finire nel “girone” Covid. Ed è così per una quota compresa fra il 30 ed il 40% dei pazienti attualmente ricoverati per Coronavirus negli ospedali della regione. Un numero consistente che incrementa dunque la quota dei ricoveri e porta a “saturare” i reparti dedicati all’emergenza sanitaria anche se – ancora – il tasso di saturazione per area medica (32%) e terapie intensive (9%) consentono all’Umbria di restare fuori, seppure al limite, della zona gialla.

APPROFONDIMENTO | La situazione dei posti letto Covid in Umbria

Il dato è emerso nell’ambito della conferenza stampa del nucleo epidemiologico regionale che stamattina – 14 gennaio – ha fornito alcuni elementi relativi allo stato dell’emergenza sanitaria sul territorio regionale.

Il punto del nucleo epidemiologico è servito a ricostruire il corso degli ultimi mesi della pandemia. L’impennata di casi in Umbria è stata rilevata attorno al 25 novembre ed i dati di oggi consentono di poter affermare che la curva è vicino al suo picco e che questa quinta ondata accenna ad avviarsi verso una fase di “stabilizzazione”.

A proposito di virus e ricoveri in ospedale, è stato spiegato che – pur in presenza di un elevato numero di contagi – gli effetti della variante Omicron sono più “blandi” rispetto a quanto accaduto con le precedenti varianti anche per la presenza di una fetta consistente di popolazione coperta dal vaccino.

Chi è vaccinato, dunque, rischia “21 volte in meno di finire in ospedale” e “31 volte in meno” di essere ricoverato in terapia intensiva. Anche per questo, il numero di decessi è minore rispetto a quelle che erano state le proiezioni e, rispetto alla situazione di un anno fa, il rapporto tra decessi e positivi e minore di 11 volte.

Un focus è poi stato dedicato alle fasce d’età oggi più colpite dal virus. La maggiore incidenza si rileva nella popolazione giovanile, con le classi fra 14 e 18 anni che risultano essere le più colpite. Incidenza rilevante si nota comunque tra 6 e 18 anni e poi, seppure in misura minore, nella fascia d’età 25-44 anni, con un aumento considerevole nelle fasce d’età 14-18, 11-13 e 6-10. Ad oggi, ci sono 14 classi in isolamento e 37 classi in attenzione, soprattutto per quanto riguarda asili, scuole elementari e medie.

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