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Economia

L’inflazione alle stelle si “mangia” oltre 300 milioni di euro dai risparmi delle famiglie ternane

Mai così alta dagli anni Ottanta, l’analisi dell’ufficio studi della Cgia di Mestre: “Il pericolo che la nostra economia stia scivolando verso la stagflazione è molto elevato”

L’ultimo bollettino diffuso dai servizi statistici del Comune di Terni, relativi allo scorso mese di agosto, calcola l’inflazione a Terni all’8,9 per cento, più alta della media nazionale (8,4%). Livelli così alti non si registravano in città dagli anni Ottanta. E alla fine dell’anno il conto potrebbe essere ancora più salato. Perché l’inflazione rischia di “mangiarsi” i risparmi delle famiglie: una stangata da almeno 92 miliardi di euro a livello nazionale.

I conti, realizzati dall’ufficio studi dell’Associazione artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre, partono dall’ipotesi che le famiglie italiane abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno. “Pertanto – rileva la nota diffusa da Cgia - a causa della crescita dell’inflazione stimata per il 2022 all’8 per cento, la dimensione economica reale del deposito bancario ha subito una drastica decurtazione. A pagare il conto più salato sono le famiglie residenti nelle grandi città, dove il caro vita si fa sentire maggiormente. Certo, una piccolissima parte di questa perdita di potere di acquisto sicuramente verrà compensata dall’aumento degli interessi sui depositi. A seguito dell’incremento dei tassi decisi in questi ultimi mesi dalla Bce, infatti, le banche, nella seconda parte dell’anno, stanno riconoscendo ai propri correntisti degli interessi positivi. Tuttavia, il conto da pagare è pesantissimo e colpisce maggiormente le famiglie meno abbienti”.

Secondo l’elaborazione dell'ufficio studi Cgia, la consistenza dei depositi delle famiglie a Terni (al 31 dicembre 2021) ammontava a poco meno di 3,8 miliardi di euro. La stima della perdita di potere d'acquisto si aggira attorno ai 303 milioni di euro. Per restare in Umbria, sono circa 11 i miliardi di euro di depositi accantonati dalle famiglie nel Perugino. Il costo dell'inflazione - stima Cgia - dovrebbe aggirarsi attorno agli 850 milioni di euro.  

A livello territoriale le “province più penalizzate” sono quelle più popolate e tendenzialmente anche con i livelli di ricchezza più elevati: a Roma, infatti, l’inflazione “erode” 7,42 miliardi di euro di risparmi familiari, a Milano 7,39, a Torino 3,85, a Napoli 3,33, a Brescia 2,24 e a Bologna 1,97. Tra le meno esposte, infine, scorgiamo la provincia di Enna con 156 milioni di euro, Isernia con 153 e Crotone con 123.

“Il pericolo che la nostra economia stia scivolando verso la stagflazione è molto elevato – conclude l’analisi della Cgia - È un quadro economico che in tempi relativamente brevi potrebbe verificarsi anche in Italia. Con le difficoltà legate alla pandemia, agli effetti della guerra in Ucraina, all’aumento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici rischiamo, nel medio periodo, di veder scivolare la crescita economica verso lo zero, con una inflazione che, invece, potrebbe superare tranquillamente le due cifre”.

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