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Lunedì, 29 Aprile 2024
Notizie dall'Umbria

Liste d’attesa, servono altri sei mesi: circa 50mila prestazioni ancora da smaltire

Gli effetti del piano di Palazzo Donini: il 50 per cento delle prestazioni pregresse è stato svolto dal servizio pubblico, l’altra metà dai privati convenzionati. Federconsumatori: oltre il 20 per cento dei cittadini ha provveduto a proprie spese

La parola ai numeri: dalle circa 73mila prestazioni da smaltire e che avrebbero dovuto essere soddisfatte entro il 31 luglio, si è arrivati alle 19mila di oggi. Il 50 per cento, fra analisi e visite specialistiche, è stato gestito dal sistema sanitario pubblico, l’altra metà dai privati convenzionati e quindi senza alcun aggravio di spesa per i cittadini.

Il bicchiere delle liste d’attesa è insomma mezzo pieno, anche se servono ancora altri sei mesi per “raggiungere l’equilibrio”, come spiegato al termine della riunione che oggi a Palazzo Donini – alla presenza della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, del direttore regionale alla salute, Massimo D’Angelo, dei direttori delle aziende ospedaliere e sanitarie locali, dei direttori dei distretti sanitari e dei direttori di presidio ospedaliero – è servita a fare il punto sul piano di abbattimento predisposto dall’amministrazione regionale. Il bilancio dice insomma che la capacità produttiva è tornata a livelli pre Covid e che c’è stata una “drastica diminuzione delle liste di attesa, benché si sia scelto di preservare il principio di prossimità territoriale per i fragili, gli over 65, gli oncologici e gli invalidi gravi, scelta che, seppur ha rallentato lo smaltimento e provocato gran parte delle nuove liste d’attesa, permette di offrire all’utenza un servizio più agevole”.

Il problema emerso è che tra maggio, giugno e luglio il sistema delle nuove prestazioni richieste non è andato ancora in equilibrio e questo ha fatto accumulare altre 29mila prestazioni in attesa, di cui la metà circa proprio a causa della “distrettualizzazione per i cittadini over 65, fragili, oncologici e invalidi gravi”. Si tratta insomma di circa 50mila prestazioni da svolgere.

“Va comunque sottolineato – spiega Palazzo Donini in una nota - che il rispetto dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie urgenti ha raggiunto un valore superiore al 90%”. La presidente Tesei ha poi ribadito che “il piano straordinario e la metodologia messa in campo hanno portato i propri frutti e che bisogna continuare in maniera determinata su questa strada. La sfida è quella di portare, entro sei mesi, in equilibrio il sistema erogando tutte le prestazioni nei termini previsti, nonché garantendo l’appropriatezza delle prescrizioni grazie all’aiuto dei medici di medicina generale”.

“Prendiamo atto che l’azzeramento delle liste d’attesa non si è realizzato”, commenta Paolo Del Caro, presidente di Federconsumatori Umbria, sottolineando sia i numeri delle prestazioni ancora da smaltire che quelli delle prestazioni che si sono accumulate. “Si tratta di un dato preoccupante e sul quale sarebbe opportuno che la giunta regionale riflettesse, facendo scelte che privilegino la sanità pubblica, per garantire strutturalmente quel diritto universale alla salute che la nostra Costituzione assicura ai cittadini tutti”.

“Altra questione che vorremmo come Federconsumatori evidenziare – scrive Del caro in una nota - è che non basta dire che si sono abbattute circa 50mila prestazioni in questi due mesi, perché va precisato che oltre il 20% delle 72mila prestazioni che si erano accumulate i cittadini (che se lo potevano permettere) hanno provveduto a farle a proprie spese e quindi la cancellazione delle stesse è un fatto puramente statistico”.

“Un ulteriore elemento che vorremmo sottolineare è che, a tutt’oggi, non esiste un dato ufficiale omogeneo sulle prestazioni chirurgiche ospedaliere ancora in lista di attesa. Abbiamo quindi richiesto l’accesso civico agli atti a tutte le aziende: la Usl 2 non si è neanche degnata di rispondere, le altre non hanno risposto adeguatamente, per cui ci riserviamo di procedere con le diffide. Pensiamo che i cittadini abbiano il diritto di sapere come vengono tutelati nel loro diritto fondamentale alla salute”.

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