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Sii con l’acqua alla gola, No inceneritori: sciogliere la società e costituirne una nuova e totalmente pubblica

Il Servizio idrico integrato rischia il crack e chiede 16 milioni di euro ai Comuni del Ternano, la proposta del Comitato: rimettere in mano ai Municipi la gestione dell’acqua

Al crack si risponde con uno “shock”. Il Comitato No inceneritori Terni prende il toro per le corna e avanza una proposta “definitiva” per il Servizio idrico integrato della provincia di Terni: risoluzione anticipata della convenzione di affidamento e gestione dell’acqua che torna in mano ai comuni.

DI qualche ora fa la notizia della lettera inviata dal Sii di Terni ai soci (i comuni dell’ambito) con la quale si chiedono contributi (in quota parte) per 16 milioni di euro così da tentare di fare fronte allo squilibrio finanziario in cui si trova l’azienda. E prima ancora che le amministrazioni facciano sapere la loro volontà, una possibile via d’uscita viene fornita da No inceneritori.

“Per i Comuni del sub ambito 4 (provincia di Terni) si potrebbe davvero aprire una fase nuova nella gestione del servizio idrico. Ora potrebbe nascere la nuova società consortile totalmente pubblica, sulle ceneri dell’inutile e inefficiente Sii. Basterebbe applicare quanto previsto dalla convenzione di affidamento”.

La “grave crisi finanziaria che potrebbe compromettere la continuità aziendale” secondo il Comitato deriva da una “gestione sconsiderata” che ora rischia di far fallire la società.

“L’epilogo scontato di una società – dice il Comitato - che fin dalla sua costituzione ha sempre accumulato debiti, in un mercato quello dell’acqua, dove non esiste concorrenza e i ricavi sono garantiti dalle bollette che tutti noi paghiamo. Ci chiediamo allora come sia stato possibile arrivare a questo punto, visto che tutte le altre società che svolgono lo stesso servizio in altri ambiti invece navigano nell’oro? Eppure la tariffa che pagano i cittadini dei comuni serviti dal Sii è una tra le più alte dell’Umbria”.

“Come al solito – rileva ancora il Comitato - le responsabilità di questo fallimento rimarranno sospese nel vuoto e anche questa volta le più valide giustificazioni motivate da cause di forza maggiore (non ultima l’attuale emergenza sanitaria), non mancheranno sicuramente. Non siamo giustizialisti, non vogliamo veder finire in galera nessuno, ma neanche che ci vengano a raccontare le solite menzogne”.

Situazione che spiegherebbe “la vera natura della tentata vendita delle quote di Asm; è l’amministratrice delegata della Sii che lo mette nero su bianco in una proposta di delibera indirizzata al consiglio di amministrazione”.

“Il re è nudo e adesso lo vedono tutti. A questo punto – è la conclusione del ragionamento del Comitato No inceneritori - non resta che applicare l’articolo 13 della convenzione di affidamento del servizio idrico tra Auri e Sii che prevede la risoluzione anticipata in caso di fallimento. Potrebbe essere l’occasione per rimettere in mano ai comuni la gestione dell’acqua e dare attuazione concreta a quel referendum fino ad aggi rimasto inascoltato”.

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