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Elezioni regionali dell’Umbria. Ma non di Terni: così la nuova legge elettorale mette il "bavaglio" al Ternano

Si torna ai due collegi, a Perugia 15 seggi su 20. Sbarramento più alto per entrare a Palazzo Cesaroni. Le reazioni tra favorevoli e contrari

Il consiglio regionale che sarà avrà venti scranni. Più uno, quello del presidente dell’assemblea legislativa e della Regione. Quindici andranno a Perugia. Cinque a Terni. A meno che….

La nuova proposta di legge elettorale, annunciata durante l’assemblea regionale dei Fratelli d’Italia a Santa Maria degli Angeli e firmata da Marco Squarta (FdI), Paola Fioroni (Lega) e Simona Meloni (Partito democratico) sulla carta “vince” visto che aggrega il sostegno dei tre maggiori partiti umbri. Ma non convince. La politica e – soprattutto - i territori.

Il motivo è presto detto. Articolo 5, comma 1: “Il territorio regionale è ripartito (...) in due circoscrizioni elettorali corrispondenti alle province di Perugia e Terni”.

Comma 3: “La ripartizione dei venti seggi dell’assemblea legislativa (...) è effettuata dividendo il numero degli abitanti della regione (...) per il numero dei seggi ed assegnando i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti”.

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Ora, per essere chiari: Terni ed il Ternano ad oggi hanno una rappresentanza di cinque rappresentati a Palazzo Cesaroni. Gli stessi che la nuova legge elettorale vorrebbe assegnare al territorio. È però evidente che tornare alla “gabbia” dei collegi limita – a priori – la rappresentanza di un territorio che non troverebbe più spazio in consiglio sulla scorta dei voti che riesce ad esprimere, ma in base ai limiti di una legge elettorale disegnata sulla scorta di numeri e istanze che forse restano lontani dal “peso” reale di quello stesso territorio.

Terni, ad esempio, attraverso le sole Acciaierie genera circa il 10 per cento del Pil dell’Umbria e quindi potrebbe ambire ad un ruolo diverso. Terni, facendo ancora un altro esempio, scommette sulla provincia del Nera ovvero sulla costituzione di una “provincia” che accorpi anche Spoleto. La bozza di legge elettorale dimentica, in qualche modo, le istanze di riequilibrio territoriale che invece l’Umbria sud aspetta da decenni.

Questi, in estrema sintesi, i punti chiave: 20 + 1 gli eletti, due circoscrizioni Perugia e Terni dove presentare liste provinciali collegate ad un candidato unico per la Regione; nessun ballottaggio per i due schieramenti che non raggiungono il 50 per cento dei voti, nessun voto disgiunto ma premio di maggioranza per chi arriva al 40 per cento che garantisce una maggiore governabilità. Aumenta anche la soglia di sbarramento (in chiave anti-piccoli partiti e civici vari): dal 2,5 al 3 per cento.

Per quanto riguarda i collegi: per Perugia 15 eletti e per Terni 5 (il 21esimo è il candidato presidente). Confermata la doppia preferenza di genere (uomo-donna e donna-uomo), le liste devono avere almeno il 40 per cento di candidati rappresentativi di genere (60 per cento uomini e 40 donne o viceversa) e i consiglieri chiamati a svolgere il ruolo di assessore devono lasciare lo scranno di palazzo Cesaroni. Le spese per ciascuno candidato alla presidenza non possono superare i 100mila euro. Ci sono anche altri cambiamenti tecnici, come le firme da ottenere per presentare le liste (scarica e leggi la proposta di legge).

LE REAZIONI

La proposta di legge elettorale, depositata e protocollata, scatena le critiche. Cominciano i civici. Per Andrea Fora è “una fuga in avanti che va assolutamente condannata ed un grave incidente istituzionale”. Per il consigliere regionale di Patto civico, “la legge elettorale non deve servire a blindare gli eletti nel Palazzo, ma a meglio rappresentare la comunità regionale. Occorre ripartire da zero e dai territori, in questo senso il mio impegno e quello di CiviciX non mancherà”.

Il consigliere regionale del Movimento 5Stelle, Thomas De Luca, rincara la dose: “La proposta di legge elettorale presentata da PD, Lega e FdI è uno schiaffo in faccia all’Umbria”. Di più. “A quanto pare la priorità è solo garantire più poltrone per i politici del capoluogo di regione”.
De Luca parla di “fatto gravissimo per il ruolo istituzionale ricoperto dai proponenti, visto che Squarta, Meloni e Fioroni sono i membri dell’ufficio di presidenza così come composto fino a una settimana fa”.  Per il pentastellato “con questa legge i territori vengono totalmente cancellati”. E spiega: “La re-istituzione dei due collegi provinciali torna a dividere con un tratto di penna la regione. Mentre nelle legislature passate l’elezione di un consigliere spoletino o folignate era la norma, con questa legge sarebbe un’eventualità matematicamente impossibile, salvo concessione da parte del segretario di turno. Terni, l’Orvietano, il Narnese e l’Amerino, che vengono brutalmente messi fuori dalla porta”. In altre parole: “L’asse si sposta dalla qualità della rappresentanza e dalla meritocrazia alla mera lottizzazione politica”.

Ultimo passaggio su quelli che De Luca definisce “sprechi”: “Nella proposta – evidenzia il consigliere M5s - che prevede l’incompatibilità tra il ruolo di assessore e quello di consigliere, lo spreco diventa strutturale: un milione e mezzo di euro con assessori obbligatoriamente esterni”.

Critiche arrivano anche da Vicenzo Bianconi, già candidato presidente per la coalizione di centrosinistra: “Apprendo oggi con stupore che alcuni da tempo lavoravano (in segreto… almeno per me) alla proposta per una nuova legge elettorale per l’Umbria (qui la proposta Bianconi). Che dire: allo stupore per la notizia, si è aggiunto quello per i firmatari…”.

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