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Giovane stilista ternana: “Produco pezzi unici ed edizioni limitate contrapponendomi al fast fashion. La moda detiene una dignità”

Le aspirazioni di Elena Di Bert: “Mi piacerebbe conoscere Cucinelli. Lo stimo tantissimo ha una mentalità all’avanguardia e spero di aprire un atelier”

Giovane, creativa ed attenta al pensiero sociologico che esprime la moda. Dopo aver maturato esperienze pregresse nel settore Elena Di Bert, da qualche mese, ha iniziato un nuovo percorso - a livello individuale - come stilista. Produce infatti pezzi unici e limited edition seguendo un iter ben delineato. Dall’idea di partenza che sviluppa, seleziona i tessuti, crea il modello, lo realizza fino alla prova dell’abito.  

Alla nostra redazione di www.ternitoday.it ripercorre i tratti salienti della sua esperienza professionale, evocando anche un’importante parentesi in Australia che ha accresciuto il proprio bagaglio: “Sono cresciuta a Poscargano nella semiperiferia della città – esordisce - per poi studiare al Casagrande con indirizzo grafico pubblicitario. Successivamente, per motivi legati agli studi universitari, mi sono trasferita a Roma per frequentare un corso di studi denominato Scienze della moda e costume e progettazione libera su manichino. Nel frattempo ho lavorato come costumista, per alcuni mesi, per una compagnia la quale annoverava, tra le altre, l’attrice Maria Chiara Augenti”.

Una svolta per Elena: “Sono partita all’improvviso, recandomi in Australia, inizialmente per un periodo determinato per poi allungare la permanenza. Il loro modo di concepire il lavoro è diverso dato che prevale il criterio meritocratico e da questo sono stata parecchio attirata. Inizialmente come cameriera poi ho seguito un corso universitario specializzandomi nella figura dello style advisor. Sono partita dal basso per poi ritagliarmi uno spazio importante. Nei momenti di difficoltà – sottolinea – ho avuto la capacità restare in piedi entrando in un grande magazzino, impiegata inizialmente come commessa. Cercavo di farmi notare, magari fornendo singoli consigli che venivano molto apprezzati quanto ascoltati. E’ notorio che in Australia gli italiani vengono presi in grande considerazione, soprattutto in questo campo. Pertanto c’è stata l’opportunità di ricoprire la posizione di style advisor concentrandomi essenzialmente nel dispensare consigli, principalmente alle donne, per valorizzare le silhouette in diversi contesti mondani”.

Dopo circa due anni il desiderio di tornare a casa: “Mi mancavano gli affetti, la buona cucina e la realtà di Melbourne mi stava un po' stretta. Sono tornata nel corso del 2016, all’età di 25 anni e ho trovato un’occupazione presso un negozio di abbigliamento maschile, dove ho ricoperto la mansione di responsabile store. Sono stato affianco a mia figlia, dopo la sua nascita e quando ho deciso di riprendere l’attività è arrivato il Covid. Così ho trascorso quel periodo impartendo alcune lezioni online, e studiando della sociologia di moda, di cui sono molto appassionata”.

Una particolarità: “La professione di stilista è stata fortemente influenzata, in modo positivo, dall’annosa vicenda del fast fashion, di cui ultimamente i media se ne stanno occupando. Purtroppo, come è noto, è sempre più reiterato questo fenomeno tra produzione di inquinamento, sfruttamento della manodopera a basso costo e bassa qualità dei prodotti. Sono per la qualità e non per la quantità, producendo pezzi unici, edizioni limitate e capsule connection proprio per conformarmi alle direttive dell’Unione Europea”

Una curiosità: “Nella sociologia della moda ci sono due figure centrali ovvero la vittima e l’eroe. La prima è la persona che segue con i paraocchi qualsiasi cosa mentre l’eroe è la figura, come gli stilisti, che non si fanno influenzare dal contesto. La moda – ricorda - ha il potere di influenzare i singoli periodi storici. Ad esempio Chanel ha introdotto l’utilizzo dei pantaloni per le donne. Troppo spesso viene associato ad un qualcosa di superficiale quando, dietro le quinte, c’è un lavoro abnorme. Ha una sua dignità ed è giusto trattarla come tale. Il vero ‘potere’ – aggiunge – è quello di cambiare mentalità, usi non ostentare o peggio scendere nel ridicolo”.

Alcuni particolari dell’attività svolta dalla stilista: “Lavoro da remoto e faccio consulenze sul posto per prendere le misure, nel momento in cui realizzo i capi unici. Nei mesi scorsi ho preparato l’evento dedicato alla situazione delle donne in Iran. Sono i tessuti la principale fonte di ispirazione, così come particolari contesti sociali. Un iter che inizia nello sviluppare un’idea, per poi proseguire nella scelta dei tessuti, la creazione del modello, la realizzazione ed infine la prova”.

Cosa vedi nel tuo futuro?: “Mi piacerebbe conoscere Cucinelli. Lo stimo tantissimo ha una mentalità all’avanguardia. Seguirò la scia dell’onda, come spesso mi capita e magari spero di aprire anche un atelier”. Realizzi abiti per gli altri. E per te?: “Alcuni me li sono fatti su misura altri li acquisto nelle varie boutique. Naturalmente acquisti intelligenti quanto consapevoli”.

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