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L’energia ha un cuore verde, viaggio nella centrale idroelettrica di Galleto

Entrata in funzione alla fine degli anni Venti del secolo scorso, la struttura oggi è gestita da Enel Green Power e garantisce il fabbisogno di 250mila famiglie facendo risparmiare oltre 435mila tonnellate all’anno di anidride carbonica

All’ombra della cascata artificiale più alta d’Europa, si staglia la monumentale centrale idroelettrica di Galleto, una delle più grandi del vecchio continente.

Realizzata alla fine degli anni Venti del secolo scorso, era già agli inizi capace di produrre oltre un miliardo di kilowatt/ora. Circa quattro decenni dopo con la nazionalizzazione degli impianti, successiva all'istituzione dell’Enel nel 1962, attuale gestore dell’impianto con Enel Green Power, che ha riacquisito il polo idroelettrico da Erg - ultimo concessionario dopo le cessioni seguite alla privatizzazione del settore elettrico - è stato realizzato il raddoppio della struttura con la messa in funzione dell’ampliamento di Monte Sant’Angelo nei primi anni Settanta.

L’edificio è stato progettato dall’architetto Cesare Bazzani: curiosità vuole che lo stesso Bazzani abbia disegnato il palazzo delle Poste di piazza Vittorio Emanuele, inaugurate il 21 aprile del 1928 dal ministro dei lavori pubblici del regime fascista, Giovanni Giuriati, che - dopo avere arringato una folla di “trentamila persone” e avere inviato al duce il primo dispaccio partito dal telegrafo del palazzo appena entrato in funzione - andò a visitare i “colossali lavori idroelettrici presso le cascate delle Marmore”, come scriveva all’epoca l’agenzia giornalistica Stefani, per poi “presenziare all’inaugurazione” di Galleto.

La centrale di Galleto-Monte Sant'Angelo - che attualmente produce energia per soddisfare il fabbisogno di circa 350mila persone - fa parte di un polo idroelettrico molto sviluppato sul territorio ternano: nello specifico, le infrastrutture e gli impianti dell’area idroelettrica Enel Green Power di Terni, realizzati a partire dalla prima metà del ‘900 con un valore storico e architettonico importante, si trovano nelle province di Terni, Perugia, Rieti e Macerata. Complessivamente si tratta di un reticolo idrico di 26 centrali di produzione e 7 dighe, esteso nei bacini idrografici dei fiumi Velino, Nera e Tevere, con una capacità installata di 527 MW e una produzione media annua di circa 1,4 TWh che consente di evitare quasi 600mila tonnellate di CO2 ogni anno. Tre quarti di questa potenza vengono generate dalle sole centrali situate nel territorio comunale di Terni, ossia proprio Galleto, Monte Sant’Angelo e monte Argento.

La centrale idroelettrica di Galleto a Terni

Il motore di questa imponente struttura - lunga circa 124 metri, larga poco meno di 48 e alta oltre 62 - è la forza dell'acqua e, in particolare, quella dei fiumi Nera e Velino che entrano nelle turbine con una quantità di circa 22 metri cubi al secondo, per ognuna delle quattro turbine della sezione di Galleto e di circa 47 metri cubi al secondo, per ognuna delle due turbine della sezione di monte Sant’Angelo.

Per l’approvvigionamento idrico della centrale, l’acqua viene prelevata dal bacino di regolazione giornaliera di Piediluco, dove si immettono il fiume Velino e il canale artificiale del medio Nera.

Dall’opera di presa di Marmore, per mezzo di un canale di derivazione e una successiva galleria in pressione, che sottopassa la ferrovia Terni-Rieti, l’acqua raggiunge le due condotte forzate, che con un salto di 200 metri e un diametro di 4 e 5 metri, conducono ai collettori di alimentazione delle turbine.

Tutto questo senza generare un grammo di inquinamento per la produzione di energia elettrica, dato che le centrali utilizzano la forza ed il salto dell’acqua che poi viene restituita ai corsi fluviali, con un’attenzione particolare agli equilibri degli ecosistemi naturali. La produzione idroelettrica di Galleto permette così di evitare circa 435mila tonnellate ogni anno di anidride carbonica. Un valore e un risultato di tutto rispetto in generale, ma che assume un'importanza ancora più rilevante in una città come Terni, che continua nel difficile compito di riuscire a coniugare sviluppo industriale e tutela ambientale.

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