rotate-mobile
Economia

Dal campo alla tavola, rincari a peso d’oro: “Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri. Non toglieteci il futuro”

Il grano viene pagato circa il 500% in meno di un chilo di pasta, il latte ai consumatori costa quasi quattro volte in più rispetto al prezzo garantito agli allevatori. Matteo Bartolini (Cia Umbria): “A spopolamento e degrado delle aree rurali e interne, si aggiungono anche i danni da fauna selvatica”

Il grano duro italiano, negli ultimi mesi, è pagato 35 centesimi al chilo, vale a dire il 494% in meno rispetto al prezzo medio di un kg di pasta. I pomodori, nel passaggio dal campo agli scaffali della grande distribuzione, vedono aumentare il loro prezzo del 230%. Agli allevatori e produttori di latte, viene corrisposto un prezzo di quasi quattro volte inferiore rispetto a quanto i consumatori sono costretti a spendere per un litro di latte.

Insomma, dal campo alla tavola i prodotti aumentano in maniera esorbitante il loro costo per i rincari energetici e inflazionistici”, ma “al produttore dell’agroalimentare made in Italy non viene riconosciuto il giusto prezzo”. E così, gli agricoltori dell’Umbria e del resto d’Italia decidono di scendere in piazza. “Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri. Non toglieteci il futuro” è lo slogan della manifestazione indetta da Cia agricoltori italiani in programma giovedì 26 ottobre a Roma, in piazza Santi Apostoli.

“È arrivato il momento di manifestare il nostro dissenso e la nostra insofferenza attraverso azioni concrete e di impatto mediatico – spiega Matteo Bartolini, presidente di Cia Umbria – I temi della mobilitazione sono molteplici: crisi di mercato e concorrenza estera, filiere e manodopera, aree interne e fauna selvatica, risorse idriche e consumo di suolo, ambiente e fake news sono i temi chiave che Cia porterà in piazza nell’interesse della salute pubblica, dei territori, della sovranità alimentare e del Paese”.

In preparazione pullman con le rappresentanze umbre del settore, insieme a quelle di tutta Italia, per portare nella Capitale i problemi dell’agricoltura che, tra le attività produttive, “è stata quella più esposta a fenomeni ed eventi epocali per portata e conseguenza: la crisi energetica, gli effetti della guerra in Ucraina e della crisi climatica, le emergenze fitosanitarie che quest’anno hanno dimezzato la produzione di vino e olio, solo per citarne alcuni. Oramai, le imprese agricole non riescono a coprire i costi di produzione oltre a subire il peso dell’inflazione, le problematiche legate ai cambiamenti climatici e le sfide della transizione green. A tutto questo si aggiungano i rincari di gasolio, concimi ed energetici con cui gli imprenditori agricoli devono fare i conti”.

“In contesti come il nostro – prosegue Bartolini - profondamente provati da spopolamento e degrado ambientale delle aree rurali e interne, si aggiungono anche i danni da fauna selvatica che, nonostante un recente aggiornamento normativo, continuano a causare problemi agli agricoltori. Di fronte alle montagne russe che caratterizzano i mercati delle commodity servono soluzioni nuove. Per alcune materie prime l’aumentata volatilità ha portato i prezzi a raddoppiare o a crolli improvvisi nel giro di pochi mesi, rendendo sempre più difficile per gli operatori agricoli affrontare queste situazioni di mercato”.

Il presidente Bartolini sottolinea dunque che “ora più che mai diventa prioritario garantire la centralità delle aziende agricole nell’economia del Paese, mettendo in campo azioni a tutela del reddito, perché senza non si può né assicurare produzioni di qualità né realizzare la sovranità alimentare”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dal campo alla tavola, rincari a peso d’oro: “Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri. Non toglieteci il futuro”

TerniToday è in caricamento