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Economia

“Cara” Terni, la spesa è costata oltre mille e trecento euro in più nell’ultimo anno: i “casi” di frutta, verdura e spumante

I dati rilevati dal servizio statistica di Palazzo Spada. L’analisi della Cgia di Terni: l’inflazione nell’ultimo biennio si è “mangiata” più di cinquemila euro dai risparmi delle famiglie

L’olio, ad esempio: secondo le rilevazioni del servizio statistica del Comune di Terni, rispetto a dicembre 2022 è aumentato del 55 per cento. Frutta e verdura sono cresciute più dell’inflazione, facendo “registrare aumenti ben al di sopra del dato dell’inflazione (+16,3% e +15,8%)”. Tutta colpa dell’inflazione che – come spiega il bollettino diffuso da Palazzo Spada – lo scorso dicembre si è rialzata “leggermente attestandosi a +0,9% ( +0,8% a novembre), mantenendosi un po’ più alta della media nazionale (+0,6)”, abbattendosi in maniera particolare sul carrello della spesa.

“Se per quanto riguarda il capitolo abitazione, acqua, elettricità e combustibili (ovvero quello che racchiude le bollette e le spese per le utenze) il confronto su base annua è negativo (-18,6%) e pertanto rileva un effettivo leggero ulteriore calo dei prezzi delle bollette rispetto al 2022 – precisa infatti il bollettino - per il capitolo contenente i prodotti alimentari e le bevande analcoliche la variazione si mantiene positiva e addirittura in crescita”.

In termini numerici, l’aumento medio registrato a dicembre per i prodotti alimentari è stato pari a +7,4% (+6,9% a novembre). “Ciò vuol dire che nonostante l’inflazione generale abbia un valore relativamente basso +0,9%, i prodotti alimentari sono comunque aumentati in maniera consistente rispetto a dicembre dello scorso anno ed anche rispetto a novembre”.

L’ufficio statistica rileva poi l’esistenza di un “caso” particolare: “Per alcuni prodotti, il mercato anticipa la domanda ovvero si riscontra sovente un aumento dei prezzi di alcuni prodotti, nei mesi precedenti a quello in cui ci si attende una maggiore domanda e poi una diminuzione del prezzo. Un esempio lo spumante che aveva registrato un aumento di prezzo nei mesi di ottobre e novembre mentre a dicembre presso le diverse fonti di rilevazione è mediamente diminuito (-8,8%). In passato i prodotti rincaravano nel mese in cui ci si attendeva un aumento della domanda (spumante, frutta secca e cioccolata aumentavano a dicembre) ora evidentemente si anticipa”.

Andando ad approfondire i dati Istat, si sottolinea infine che “a Terni l’inflazione media per il 2023 si è attestata al +6%, dato superiore alla media nazionale (+5,7%) ma più basso rispetto al capoluogo di regione. Per Perugia infatti l’inflazione media anno 2023 è stata del +6,4%. In termini di rincaro annuo per famiglia media (in euro) da uno studio effettuato sempre facendo riferimento ai dati Istat, Terni si posiziona al 17esimo posto della classifica, con un incremento della spesa media familiare di 1.378 euro, mentre Perugia entra nella top ten di città più care con una spesa aggiuntiva annua pari a 1.470 euro per famiglia”.

Se dunque il costo della vita – con particolare impatto sul carrello della spesa – è costato oltre 1.300 euro in più nel 2023 ad ogni famiglia ternana, l’impatto dell’inflazione nell’ultimo biennio è stato ancora più consistente.

In questo caso, a fare il conto è l’associazione di artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre che in un dossier pubblicato in queste ore rileva come “negli ultimi due anni l’inflazione si è abbattuta sui conti correnti degli italiani con la forza di una patrimoniale. Al netto dei nuclei che hanno trasferito una parte dei propri risparmi nell’acquisto di titoli di Stato, la stragrande maggioranza ha subito gli effetti negativi della perdita di potere d’acquisto indotta dal fortissimo aumento dei prezzi registrato nel 2022 e nel 2023 (nel biennio pari a +14,2 per cento)”.

Secondo Cgia, “nell’ipotesi che le consistenze dei depositi bancari riferiti al 31 dicembre 2021 siano rimaste le stesse anche negli anni successivi, si ipotizza che le famiglie italiane abbiano subito una decurtazione media dei propri risparmi di 6.257 euro, con punte di 9.220 euro in Trentino Alto Adige, 7.432 euro in Lombardia e 7.121 euro in Veneto. A livello provinciale, invece, la perdita di potere d’acquisto più elevata si sarebbe registrata a Bolzano con un importo medio per deposito bancario pari a 10.444 euro, a Milano con 8.677 euro e a Trento con 8.048 euro”.

Secondo i dati elaborati da Cgia sulla base delle informazioni di Bankitalia e Istat, i depositi le famiglie in Umbria nel biennio 2021-2023 si sono ridotti di oltre 2,2 miliardi di euro a causa di un'inflazione rilevate a livello nazionale (+15,6 per cento) causando una perdita media nel potere d'acquisto di poco meno di 6mila euro a famiglia.

Stringendo la lente su Terni, Cgia stima che, a fronte di depositi per circa 3,8 miliardi di euro, le famiglie abbiano perduto potere d'acquisto per circa 550 milioni, pari ad una perdita media (sempre relativa al biennio 2021-2023) di circa 5.400 euro.

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