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Argomento “scomodo”, maggioranza via dall’aula e salta la discussione: lettera al prefetto di Terni

I consiglieri di opposizione del Comune di Montecastrilli: “ Contestiamo questa modalità di gestione. Di fatto è stata impedita e compromessa la libera e democratica discussione a cui siamo chiamati”

“Contestiamo questa modalità di gestione del consiglio comunale. Di fatto è stata impedita e compromessa la libera e democratica discussione a cui siamo chiamati”.

I consiglieri di minoranza del Comune di Montecastrilli, Carlo Mancini, Elena Frasconi, Benedetta Baiocco e Claudia Claudia, hanno scritto al prefetto di Terni, Giovanni Bruno, sottoponendo alla sua attenzione quanto accaduto nel corso del consiglio comunale dello scorso 6 ottobre quando la maggioranza – come ricostruiscono le opposizioni - ha deciso di lasciare l’aula consiliare appena prima dell’inizio della discussione su una mozione relativa ad “Azioni per la sanità pubblica”, appunto presentata dalla minoranza, facendo così venir meno il numero legale, senza il quale non è stato possibile affrontare il punto fissato all’ordine del giorno.

“Nella convocazione recapitata ai consiglieri il primo ottobre – viene ricostruito nella lettera al prefetto - era inserita nei punti all’ordine del giorno la discussione su ‘Azioni per la sanità pubblica’, presentata dai gruppi di minoranza Montecastrilli Domani ed Insieme per Cambiare. Un punto su cui la maggioranza ha ritenuto di non procedere, poiché - al momento di trattare il suddetto Odg - il capogruppo della maggioranza consiliare ha affermato che non fosse loro intenzione prendere parte alla discussione, annunciando - in aggiunta - l’uscita dall’aula dei Consiglieri appartenenti alla maggioranza. Alla dichiarazione e all’apertura della discussione da parte della presidente del consiglio comunale - Marta Chianella - sul punto in questione, i 7 consiglieri di maggioranza insieme al sindaco Riccardo Aquilini sono usciti dall’aula facendo mancare il numero legale”.

La minoranza ora rileva che “nel medesimo regolamento è specificato che ‘Prima di dichiarare aperta la seduta, il sindaco si accerta se il numero di consiglieri presenti è tale da renderla valida. A tal fine, il sindaco invita il segretario a procedere all’appello dei consiglieri e qualora questi non siano la metà di quelli assegnati al Comune – numero necessario per la validità della seduta – dispone che siano successivamente effettuati, a congrui intervalli di tempo, altri appelli. Qualora sia trascorsa un’ora da quella in cui avrebbe dovuto avere inizio la seduta, senza che sia raggiunto il numero legale, quest’ultima va dichiarata deserta’. Secondo quanto riportato, il regolamento comunale – sottolineano gli esponenti dell’opposizione - non dispone in merito all’eventualità di un successivo venir meno del numero legale, dopo l’apertura della seduta; né su come tale eventualità possa incidere sul procedere della seduta medesima”.

Il 6 ottobre, invece, “la presidente del Consiglio - rimasta comunque in aula, dopo l’uscita dei consiglieri di maggioranza - ha poi provveduto a verificare (con appello nominale) la mancanza del numero legale. La richiesta della minoranza, in quel frangente, è stata di dichiarare deserta la seduta del consiglio comunale, mentre la presidente - su indicazioni anche della segretaria comunale - decideva di passare alla discussione del punto successivo all’Odg della seduta, facendo rientrare i consiglieri usciti e procedendo a nuova verifica del numero legale”.

“Alla luce di quanto successo, contestiamo questa modalità di gestione del consiglio comunale. Non riteniamo questo modo attinente alle previsioni regolamentari, né per quanto riguarda il proseguimento della riunione di Consiglio, né per quanto concerne la decisione di procedere, una volta ricostituito il numero legale, all’esame del successivo punto all’Odg. Di fatto è stata impedita e compromessa la libera e democratica discussione a cui siamo chiamati. Soprattutto consideriamo questa condotta lesiva e poco rispettosa dei diritti della minoranza. Temiamo il reiterarsi di quanto accaduto. La maggioranza, con questa azione, potrebbe allora rinviare, a suo comodo e convenienza, qualsiasi altra mozione, interrogazione o interpellanza presentati dalla minoranza che non intende trattare, a discapito delle suddette previsioni legislative e regolamentari. Questo atto è un’ulteriore dimostrazione di come questa maggioranza continui a rivelarsi sprezzante della minoranza, poco seria nei riguardi del Consiglio stesso e indifferente rispetto a quei principi di democrazia essenziali nel dibattito pubblico. A un anno dal primo insediamento del Consiglio, siamo costretti a scriverle perché quest’ultima evenienza si aggiunge a una serie di ritardi ingiustificati, che abbiamo riscontrato nei precedenti mesi di lavoro e che hanno rallentato la consueta e sana attività di discussione degli atti presentati dalle minoranze, calendarizzati con tempi molto superiori ai 30 giorni previsti dal regolamento. Per sua conoscenza, ci sono stati atti che hanno atteso fino a sei mesi”. 

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