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Ossa rotte e chirurgia pediatrica, ternani costretti ai “viaggi della speranza” per curarsi: “Ecco le soluzioni”

Sanità, il Partito democratico di Terni punta il dito contro Regione e Comune e traccia la linea: “No all’azienda ospedaliera unica, così si spingono i cittadini verso le strutture private”

Tecnicamente, si chiama “mobilità passiva”. Ma per molti si tratta di veri e propri “viaggi della speranza”. Trasferte, più o meno lunghe, che spingono centinaia di ternani – e umbri – ogni anno a cercare fuori dai confini regionali la possibilità di curarsi. I settori più delicati sono la riabilitazione, l’ortopedia e la chirurgia pediatrica. “Nel piano sanitario regionale preadottato a maggio 2019, si proponeva di creare una struttura proprio per questo settore all’interno dell’ospedale di Narni”. Tra le righe della nuova convenzione tra Regione Umbria e Università degli studi di Perugia c’è – o ci sarebbe – la volontà di costruire una azienda ospedaliera unica, con sedi a Perugia e Terni, e una azienda sanitaria regionale. Una “scelta deleteria” dice ora l’unione comunale del Partito democratico di Terni. Che protesta e propone una ricetta alternativa.

Una “proposta” in ambito provinciale, che tocca dunque Terni, il suo ospedale e il suo “ruolo”, ma anche il futuro del polo comprensoriale Narni-Amelia, in questi giorni al centro di un tira e molla che ne “sfuma”, quanto meno, i contorni.

Conferenza stampa PD Terni (8)-2Al tavolo dei relatori Adriano Padiglioni, coordinatore comunale Pd Terni, Saverio Lamanna, segretario circolo sanità Pd Terni, Fabio Paparelli, consigliere regionale Pd Terni, Tiziana De Angelis, consigliere comunale a Palazzo Spada.

Sullo sfondo, “l’esperienza drammatica del Covid 19” che ha però messo bene in evidenza come il “ruolo della sanità pubblica” sia “indispensabile” e come, allo stesso tempo, il “modello Lombardia verso cui la giunta Tesei vorrebbe traghettare l’Umbria” abbia invece “fallito”.

Perché l’obiettivo – accusano i dem – è quello di “spingere verso la sanità privata” attraverso una serie di interventi che, inoltre, “penalizzeranno l’Umbria sud”. “Creare una unica azienda ospedaliera e una unica Asl – dice Lamanna – è una scelta deleteria per Terni e per il servizio sanitario regionale”. Perché, se è vero che “l’attuale assetto ha bisogno di razionalizzazioni”, i numeri confermano allo stesso tempo che l’ospedale di Terni rappresenta un’eccellenza che va, al contrario potenziata. Investendo anche sul fenomeno della mobilità attiva, ossia di quei pazienti che scelgono il Santa Maria per curarsi in servizi di eccellenza come l’emodinamica, la chirurgia o la neurochirurgia. “Di fatto – aggiunge Lamanna – il fatturato generato dalla mobilità attiva è quasi completamente prodotto da Terni (7 milioni) e va a compensare quando invece si spende per quei pazienti che sono costretti a curarsi fuori dai confini regionali e che nel 2019 sono costati 7 milioni, 3 in più rispetto al 2018”.

Sembra però che gli intendimenti di Palazzo Donini vadano in direzione ostinata e contraria rispetto al potenziamento del Santa Maria. Anche e soprattutto – accusano i dem – alla luce delle ultime delibere passate in consiglio regionale e che vedrebbero il Santa Maria come ospedale quasi del tutto concentrato sulla gestione di un nuovo eventuale focolaio di Coronavirus. Decisione che “paralizzerebbe” ancora l’ospedale di Terni e che il Pd vede come un “colpo di mano” messo a segno “approfittando dell’emergenza Covid”.

La strada che indica il Pd è invece un’altra. E parte dalla possibilità di costruire un nuovo ospedale a Terni (“Puntando sui fondi del Mes, che la Lega contesta ma che poi in Umbria vorrebbe utilizzare”) ma che non sia una “alternativa” al polo unico di Narni-Amelia. “Due aziende integrate, Umbria nord e Umbria sud, che mettano assieme alta specialità e territorio, con le case della salute che potrebbero fornire prestazioni essenziali”.

Tutto il resto è una “surrettizia privatizzazione della sanità pubblica”.  Contro le quali il Pd è pronto ad alzare le barricate. Si parte il primo settembre con una raccolta firme che darà il via all’autunno caldo della sanità umbra.

    

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