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Family Romance LLC, un Herzog “in famiglia”

Il “più grande regista del mondo” alle prese coi paradossi generati da surrogati umani, tradizione e tecnologia

Werner Herzog (Monaco di Baviera, 1942) è per me (ma non solo per me) il più grande regista del mondo (non solo il più grande regista vivente), capace di girare ancora oggi 3 o 4 film in un solo anno (un anti-Kubrick praticamente…), documentari o fiction per lui non ci sono distinzioni, animato da un’insaziabile curiosità nei confronti del mondo e dell’essere umano. Un antropologo prestato al cinema, che però non risulta mai un freddo analista, per l’empatia che ha nei confronti dei suoi personaggi (si ri-vedano i capolavori Strozek o Fitzcarraldo – per citarne solo due) e per la poesia che riesce sempre a trasmettere attraverso la contemplazione della realtà abbinata ad una scelta delle musiche sempre sorprendente (chi avrebbe mai pensato a dei cori sardi in un film di fantascienza? – L’ignoto spazio profondo, altro capolavoro).

herzog-2Werner Herzog è talmente un genio che a volte pare che il mondo del cinema se ne dimentichi (un po’ come il nostro italico cinema sembra abbia dimenticato geni viventi come Franco Piavoli). È così che passa un po’ in sordina a Cannes 2019, nella sezione Proiezioni speciali, l’ultimo film del regista bavarese, in bilico tra documentario e fiction, Family Romance LLC, girato interamente a Tokio: sicuramente un suo film minore, tanto da essere girato con un semplice smartphone ed un drone; ma la cosa geniale del film è che Herzog, nel narrare la storia di una famiglia “inesistente”, decide di utilizzare come troupe la sua di famiglia: lui stesso gira con un I-Phone, suo figlio si occupa della presa diretta audio e delle riprese aeree e sua moglie è fotografa di scena; questa scelta, se da una parte toglie qualità alla resa tecnica, dall’altra risulta un’estrema empatizzazione nei confronti dei personaggi. E la poesia non viene meno.

La Family Romance LLC è una vera società giapponese che fornisce surrogati umani in affitto a chi ne ha bisogno: un padre sobrio (al posto del vero alcolista) per il matrimonio di una ragazza, un impiegato servile che si prende una lavata di capo (al posto del colpevole) o un paparazzo che sappia rendere popolare una influencer (a corto di veri paparazzi).

Il film segue principalmente le vicende di Yuichi, (realmente) impiegato alla società Family Romance, intento a ricoprire il ruolo di padre di famiglia e di marito di una donna single che desidera una figura genitoriale per sua figlia adolescente, Mahiro. Madre e figlia man mano si affezionano molto al padre “surrogato” e iniziano a provare dei veri sentimenti per lui, soprattutto l’inconsapevole Mahiro. Questi sentimenti metteranno a dura prova la professionalità di Yuichi.

Il film mette la sua lente d’ingrandimento non tanto sulla famiglia ma sulla deriva tecnologica e (an)affettiva dell’umanità, che porta dritta all’alienazione dei sentimenti e alla solitudine. L’ambientazione è esemplare, il Giappone è uno dei Paesi più contraddittori al mondo: se da una parte rimane ancorato alle sue tradizioni (le lanterne rosse sul lago), dall’altra è ossessionato dal progresso tecnologico (i pesci-robot). Il corto-circuito di questa contraddizione è centrale in Family Romance, tanto che a fine film si ha, come gli stessi protagonisti, la sensazione di non saper più distinguere la realtà dalla finzione, gli antichi valori con dei freddi surrogati. E se talvolta il ritmo cala poco importa, ce ne fossero di “film minori” così. Viva Herzog!

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