Droga portata in carcere per il figlio: “Situazione allarmante nei penitenziari umbri”
Presa di posizione del Sappe dopo i fatti avvenuti a Orvieto: “Adeguare la polizia penitenziaria dei giusti strumenti tecnologici di controllo”
Donna porta droga al figlio detenuto nel carcere di Orvieto. Dopo i fatti avvenuti sabato mattina è netta la presa di posizione del Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria, sulla situazione nei penitenziari umbri. “Occorrono risposte concrete - ha affermato Donato Capece, segretario generale del Sappe - alla risoluzione delle problematiche in atto nel penitenziario di Orvieto e nelle altre carceri umbre, anche dotando il personale della polizia penitenziaria di adeguati strumenti tecnologici di controllo”.
“Il problema dell'ingresso della droga in carcere – afferma il leader del Sappe - è questione ormai sempre più frequente. Rispetto a tale problema bisognerebbe fare molto di più, seguendo l'esempio del carcere di Rimini, dove da tanti anni esiste un piccolo reparto, con 16 posti, dedicato a soggetti tossicodipendenti, i quali sottoscrivono con l'amministrazione un programma di recupero, impegnandosi a non assumere sostanze alternative, come il metadone, a frequentare corsi di formazione, a lavorare”.