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Strade a ostacoli per l’ex Società delle fucine delle Acciaierie di Terni, produzione a rischio

Difficoltà a raggiungere il porto di Civitavecchia e viadotti troppo “fragili”, l’assessore Enrico Melasecche: "Al lavoro per individuare le soluzioni necessarie". Confsal: “Vent’anni di politiche inesistenti, non è tempo di campagne elettorali ma di interventi concreti”

Almeno su una cosa, il punto d’accordo sembra esserci: l’ex Società delle fucine, oggi reparto fucinati di Arvedi-Ast, rischia un blocco produttivo a causa delle infrastrutture inadeguate che non permettono ai prodotti finiti di uscire dalla fabbrica e andare nel resto d’Italia e del mondo. Sulle cause e le soluzioni, invece, le parti restano piuttosto distanti.

A sollevare il problema è una nota dell’assessorato regionale a infrastrutture e trasporti, guidato da Enrico Melasecche che ritiene “non accettabile” il fatto che “Arvedi-Ast sia costretta a cessare queste produzioni, che comunque impegnano circa 250 dipendenti fra interni e indotto, per l’impossibilità tecnica e/o economica nell’imbarcare a Civitavecchia i fucinati dal peso fino a 250 tonnellate, con tempi di trasferimento troppo lunghi e costi ad oggi che penalizzano in modo eccessivo la più importante industria manifatturiera dell’Umbria”.

“Da tempo questo assessorato – prosegue Melasecche - nell’ambito del più ampio problema del miglioramento dei collegamenti dell’Umbria con il resto del Paese, ha preso in esame la questione del più facile raggiungimento del porto di Civitavecchia, fondamentale per rompere l’isolamento attuale verso il Tirreno, per favorire lo sviluppo di molte imprese soprattutto dello Spoletino e del Ternano, in particolare per rendere possibile il trasferimento dei prodotti della fucinatura interna all’Ast, secolare tradizione del territorio, che costituiscono una eccellenza a livello mondiale, esportati in tutto il mondo e comunque strategici per la realizzazione di centrali anche atomiche”.

“È dal 2004 che, come confederazione sindacale – sottolinea però la segreteria provinciale di Confsal Terni - solleviamo il problema delle infrastrutture territoriali inadeguate sia in termini di sicurezza stradale che per un corretto sviluppo economico che va dal commercio al turismo, alla piccola, media e grande industria. Pertanto, riteniamo tardiva nei confronti della più grande fabbrica dell’Umbria la preoccupazione dell’assessore alle infrastrutture della Regione Umbria riguardo una possibile e forzata cessazione della produzione dei fucinati da parte di Arvedi-Ast”.

Melasecche parla però di un “incontro recente promosso dalla Regione Umbria” che “ha portato ad un confronto con i vertici nazionali del gruppo Ferrovie dello Stato per valutare le migliori soluzioni in modo da mantenere la competitività delle nostre produzioni e consentire ulteriori investimenti. Proseguiranno i confronti sia per il trasporto su ferro che su gomma, per individuare gli interventi da porre in essere per migliorare, quanto al trasporto su ferrovia, la riduzione dei tempi di trasferimento e i relativi costi, mentre, quanto al trasporto su strada, per aumentare gli attuali limiti di portata dei viadotti”.

Incontro che pare però non bastare. Anzi. “Venti anni di burocrazia, finanziamenti insufficienti, politiche regionali industriali inesistenti – rilancia Confsal - rischiano di mettere fine a produzioni, lavorazioni siderurgiche che dal 1884 hanno contribuito al benessere e allo sviluppo tecnologico e industriale della regione. Tale situazione si amplifica se analizziamo la situazione riguardo le politiche industriali e di sviluppo del gruppo Arvedi-Ast di cui non abbiamo contezza oltre le dichiarazioni aziendali. Come confederazione riteniamo che non sia tempo di campagne elettorali ma di interventi concreti a tutti i livelli”.

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