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Economia

Mutui e carovita si “pappano” i risparmi: cento milioni in meno sui conti delle famiglie ternane

Ridotti i depositi bancari di oltre 11mila euro ogni ora, la città dell’acciaio fa peggio della media nazionale ma a Perugia la situazione è ancora più dura: i dati della Cgia di Mestre

Oltre 11mila euro ogni ora, circa 274mila euro ogni giorno e cento milioni – più o meno – in un anno. Mutui e carovita così si sono “pappati” i risparmi delle famiglie ternane nel corso degli ultimi dodici mesi.

A fare i conti in tasca ai cittadini-risparmiatori-consumatori e l’ufficio studi dell’associazione di artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre: “Se a giugno del 2022 il tasso principale di rifinanziamento della Banca centrale europea (Bce) era pari a zero, a partire dal prossimo 21 giugno toccherà la soglia del 4 per cento. Questo vuol dire che – dicono - rispetto a 12 mesi fa, coloro che oggi chiedono un prestito o hanno un mutuo a tasso variabile, hanno subito un aumento del costo del denaro molto importante, assicurando, nel contempo, un vantaggio economico in particolar modo a chi per mestiere presta denaro (le banche)”.

Un vantaggio a senso unico però, perché, “diversamente, i tassi di interesse attivi, ovvero quelli praticati sui nostri depositi bancari, sono rimasti pari a zero. Tale situazione, con una inflazione quasi a due cifre, ha contribuito a erodere i nostri risparmi. Va altresì segnalato che l’impennata dell’inflazione ha costretto molti nuclei familiari ad attingere dai risparmi le somme necessarie per fronteggiare il caro vita. L’effetto combinato di questi due aspetti economici ha alleggerito il conto corrente degli italiani di oltre 25 miliardi di euro”.

In Umbria, i depositi delle famiglie, ossia i risparmi accumulati sui conti correnti bancari, si sono ridotti del 2,8% (a fronte di una media nazionale pari a -2,2%) passando da poco oltre 14,5 miliardi di euro del marzo 2022 a 14,1 miliardi del marzo 2023.

A livello provinciale, i conti correnti dei ternani si sono alleggeriti di circa 100 milioni in dodici mesi passando da poco meno di 3,8 miliardi del marzo 2022 a 3,7 miliardi del marzo scorso (-2,59%). A Perugia, il monte depositi delle famiglie è passato da circa 10,8 miliardi di euro del 2022 a poco più di 10,4 miliardi di questo 2023 (-2,89%).

Allargo lo sguardo al resto d’Italia, secondo la Cgia a livello regionale le contrazioni percentuali più significative hanno interessato le regioni del Nord: Lombardia e Liguria (-3,5 per cento), Emilia Romagna (-3,9 per cento) e il Piemonte (-4,7 per cento) sono le aree geografiche dove le famiglie hanno subito l’erosione più importante. A livello provinciale, invece, le famiglie più colpite risiedono ad Asti (-8,12 per cento); seguono quelle di Cuneo (-7,11 per cento), Biella (-6,81 per cento), Rimini (-6,46 per cento), Vercelli (-5,68 per cento) e Lodi (-4,92 per cento). Chi, invece, non ha risentito di questa situazione sono, in particolar modo, le famiglie residenti nel Sud, dove l’inflazione è cresciuta meno che nel resto del Paese

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